sabato 20 ottobre 2012

Come una rosa blu


Sei tu, o Dio mio, che hai formato le mie 
che mi hai intessuto nel seno di mia madre.
Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo.
Meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia lo sa molto bene.
Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto
e intessuto nelle profondità della terra.
I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo
e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati,
quando nessuno d'essi era sorto ancora.
Oh, quanto mi sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio!
Quant'è grande il loro insieme!
Salmo 139

Questa poesia è stata scritta da una mamma per la figlia affetta da sindrome di Down... leggetela, è molto bella!

COME UNA ROSA BLU
(di Gerda Klein)
Jenny è una bambina….. un’adorabile bambina.
I suoi occhi sono nocciola, i capelli un po’ più scuri.
Se i capelli le cadono sugli occhi, li scosta.
Ma la mano non va diritta alla fronte,
prima si curva come un fiore al primo schiudersi dei petali,
poi scosta i capelli dagli occhi.

Jenny è diversa. Diversa? Si, diversa da quasi tutte le altre…
Ma chi ha detto che tutte le persone debbano essere uguali? 
Pensare, agire, apparire uguali?
Per me Jenny è come una rosa blu. Una rosa blu?
Avete mai visto una rosa blu?
Ci sono rose bianche, e rose rosa, e rose gialle,
e una infinità di rose rosse. Ma blu?
Un giardiniere sarebbe felice di avere una rosa blu.
La gente verrebbe da lontano per vederla.
Sarebbe rara, diversa, bella.
Anche Jenny è diversa.
Ecco perché, in qualche modo, è come una rosa blu.
 Quando Jenny giunse a casa dalla clinica, “una bambolina rosa, morbida e paffuta” 
piangeva spesso, più spesso degli altri bambini. Perché?
Chissà, forse vedeva ombre diverse che la spaventavano.
Forse udiva suoni a lei sconosciuti.
 
Quando fu più grandicella, stava sempre accanto alla mamma
e le si attaccava alla gonna.
Per un uccello così, volare è difficile: ci vuole più forza,
più fatica, più tempo.
Per un uccello con le ali normali volare è una cosa scontata,
ma un uccellino con le ali corte deve impegnarsi molto
per imparare. Non importa cosa.
 
 Ma c’è un’altra Jenny, una Jenny che, in un triste pomeriggio d’inverno, 
siede in poltrona e si dondola, con la sua bambola fra le braccia.
E’ molto turbata, è confusa.
Lentamente mi dice: “Mamma, Sally ha detto che sono ritardata. 
Che vuol dire, mamma? Ritardata?
I bambini dicono ritardata, e ridono. Perché ridono, mamma?”
 
Sapete, quando un gattino perde la coda l’udito gli si fa più acuto, dicono.
E’ vero che la coda aiuta un gattino a correre più veloce,
ma un gatto senza coda ci sente meglio
e avverte i passi che s’avvicinano molto prima degli altri micini.
Ma alcuni non sanno che un gatto simile può avere un udito tanto acuto;
vedono solo che gli manca la coda.
Certi bambini sono crudeli e guardano fisso,
e prendono in giro: “gatto senza coda! “
 
A volte Jenny correva dalla mamma
e le si aggrappava stretta, così, senza una ragione,
o almeno senza una ragione chiara per noi.
Pian piano capimmo che il mondo di Jenny era un poco diverso,
un mondo, in un certo senso, a noi ignoto.
Cominciammo a pensare che vivesse in un mondo
nel quale potevamo non sentirci a nostro agio.
Entrare in quel mondo è un po’ come andare su un altro pianeta. 
E' come se Jenny vivesse dietro uno schermo,
uno schermo che non riusciamo a vedere.
Forse ha colori magnifici, forse quei colori, a volte,
distraggono Jenny dal prestare attenzione a quel che diciamo.
O forse ascolta una musica che noi non possiamo sentire.
I pesci hanno un linguaggio e una musica tutta loro, portata dalle onde, dicono.
Una musica che noi non possiamo udire
perché non abbiamo orecchie abbastanza fini.
Si, forse Jenny ode suoni che noi non udiamo,
forse è per questo che a volte balza in piedi
e intreccia misteriosi passi di danza.
 Jenny è come un uccellino, un uccello dalle ali molto corte,
mi capita di pensare.
 
Ci sono molte cose che Jenny non capisce.
E ci sono molte cose di Jenny che gli altri non capiscono:
che Jenny è come un gattino senza coda,
che Jenny sente una musica diversa,
che Jenny ha le ali corte,
che Jenny deve essere protetta.
Jenny è come una rosa blu, delicata e bellissima,
Ma le rose blu sono così rare che ne sappiamo poco, troppo poco.
Sappiamo solo che hanno bisogno di essere curate di più.
Di essere amate di più

mercoledì 10 ottobre 2012

VUOI FINIRE LA TUA CORSA?


“Ho combattuto il buon combattimento,  
 ho finito la corsa, ho conservato la fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore,
il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno;
e non solo a me, ma anche a tutti quelli 
che avranno amato la sua apparizione.”
2 Timoteo 4:7-8



Su youtube c’è un video che può far riflettere ognuno di noi. (http://www.youtube.com/watch?v=v95BcChDHmU&feature=youtu.be) Non so se esiste in italiano, perciò ecco la traduzione, perché anche tu possa riflettere sull’importanza di impegnarsi a vivere la propria vita “fino in fondo”, malgrado le difficoltà, anche se non possiamo essere primi.

Durante i Giochi Olimpici di Barcellona del 1992, il mondo intero ha assistito ad una scena molto emozionante. Derek Redmond era il favorito nella gara dei 400 metri. A 250 metri dall’arrivo, la competizione divenne un vero incubo: in pieno sforzo fisico, l’atleta venne colpito da uno strappo del tendine posteriore del ginocchio destro. Mentre altri si sarebbero lasciati portar via dai portantini del Pronto Soccorso, egli prese una decisione: malgrado il dolore insostenibile, respinse gli infermieri e si rialzò continuando la corsa. Improvvisamente un uomo lasciò le tribune, respinse il servizio d’ordine e raggiunse il campione zoppicante: quest’uomo era suo padre.

“Non devi fare questo!” disse al figlio in lacrime.
“Sì, lo devo fare!” gli rispose.
“Allora, termineremo questa corsa insieme!” rispose il padre.

Alcuni metri prima della linea d’arrivo, lasciò che Derek la oltrepassasse da solo. Le 65.000 persone presenti nello stadio si alzarono e lo omaggiarono con un’ovazione. Derek non arrivò primo, ma volle terminare la corsa! Motivato dalla volontà di raggiungere il suo obiettivo, qualunque cosa fosse accaduta. Era anche motivato da un padre che lo amava, pronto a tutto per il proprio figlio.

Come affronti la “tua corsa”? Come reagisci di fronte ai dolori ed alle prove della vita? Tu puoi scegliere di terminare la tua corsa. Non possiamo sempre terminare “primi”, ma finire la corsa, qualunque cosa accada, è una vera prova di coraggio. Motivati da coloro che ci amano, da quelli che ci “portano”, possiamo tutti arrivare in fondo!

Il Padre celeste è sempre lì, al nostro fianco, pronto a sostenerci, a condurci fino in fondo, perché possiamo essere vincitori, nonostante le prove della vita.

Il Signore ti benedica!