venerdì 30 novembre 2012

Lettera di un (anziano) genitore al figlio


Forse qualcuno leggendo questa lettera si scioglierà in lacrime guardando quella poltrona vuota o quella sedia preferite dal proprio genitore anziano che ormai non è più con noi. Altri potrebbero anche darsi le pacche sulle spalle pensando che loro queste cose le fanno già. E poi ci saranno i figli che diranno: “tu non capisci la mia situazione … per me è impossibile … ” Per quanto mi riguarda, leggo questa lettera e rimpiango i momenti in cui, nel mio egoismo, ho pensato solo a me stessa, alla mia fretta, alle mie esigenze … ma scelgo di ricordare le risate, gli abbracci, gli sguardi pieni di amore e di gratitudine. Lodo e ringrazio Dio per tutti quei momenti felici trascorsi insieme, sapendo che, tutto ciò che non ho dato o non sono stata in grado di dare, è Dio stesso ora a darlo in sovrabbondanza alla mia cara mamma Silvia, che dimora in pace ed eterna gioia alla presenza del nostro Signore e Salvatore Gesù. A Dio tutta la gloria.


LETTERA DI UN ( ANZIANO) PADRE AL FIGLIO.

Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi... abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere... ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.

Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare... ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.

Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l'abc; quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso... dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.

Quando dico che vorrei essere morto... non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada.

Dammi un po' del tuo tempo, dammi un po' della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l'ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l'immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo figlio mio.

Àlzati davanti al capo canuto, 
onora la persona del vecchio 
e temi il tuo Dio. 
Io sono il SIGNORE.
Levitico 19:32



mercoledì 21 novembre 2012

Basta cambiare prospettiva


  
Sono cieco, vi prego, aiutatemi. 


Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. 

Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase.  Il non vedente, benché si rese conto che qull'uomo stava facendo qualcosa, non disse nulla.


Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo e il profumo dell’uomo che si era fermato davanti a lui per qualche minuto quella mattina, quindi, incuriosito gli chiese che cosa avesse fatto per lui quella mattina, dato che, dopo il suo passaggio, Le offerte di denaro erano aumentate. Il pubblicitario gli spiegò che aveva girato il suo cartello e aveva riscritto la sua frase: “Non ho scritto niente che non fosse vero." Sorrise e andò via. 

Il non vedente non poteva leggere la nuova frase, quindi fermò una persona che gli stava dando dei soldi e gli chiese di leggergli il cartello, che diceva: “Oggi è primavera… ed io non la posso vedere.”

Alle volte, basta un piccolo gesto per aiutare gli altri, basta cambiare prospettiva con cui vediamo la nostra vita per aiutare noi stessi ed altri ad affrontare le difficoltà quotidiane. 

"Anche noi, dunque, poiché siamo circondati 
da una così grande schiera di testimoni, 
deponiamo ogni peso e il peccato 
che così facilmente ci avvolge, 
e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, 
fissando lo sguardo su Gesù, 
colui che crea la fede e la rende perfetta … 
Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; fate sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuori di strada, 
ma piuttosto guarisca.

Ebrei 12