venerdì 26 aprile 2013

Storie di vita


Il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo:
l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore.
1 Samuele 16:7

Un medico entrò in ospedale in seguito ad una chiamata d'urgenza dalla chirurgia del pronto soccorso. Col fiatone si mise il camice ed entrò nel blocco chirurgico. Davanti alla sala operatoria, il padre del bambino in pericolo di vita gli corse incontro e lo prese per le spalle: “Perché ci ha messo così tanto ad arrivare? La vita di mio figlio è in pericolo e lei se la prende comoda ... non ha alcun senso di responsabilità?”
 

Il dottore, con voce pacata, rispose: “Mi dispiace, non ero in ospedale e sono arrivato il più velocemente possibile dopo aver ricevuto la chiamata … Ed ora, la prego, si calmi in modo che io possa fare il mio lavoro!”
 
“che cosa? Io devo stare calmo? Che cosa succederebbe se suo figlio si trovasse in questo momento nei panni del mio bambino? Rimarrebbe tranquillo?” lo apostrofò il padre arrabbiato.


Il dottore, con calma, rispose: “Le voglio dire quello che ha detto Giobbe nella Bibbia: “Dalla polvere siamo venuti e in polvere ritorneremo, sia benedetto il nome di Dio! Noi medici non possiamo fare miracoli! Solo Dio è in grado di comperli. Stia tranquillo, noi faremo tutto il possibile per suo figlio e, se Dio vuole, lo salveremo!”

 
“Dare consigli quando non siamo noi o i nostri cari a soffrire è così facile” mormorò il padre del bambino.


L’intervento durò diverse, alla fine il chirurgo uscì dalla operatoria con un caldo sorriso e disse al padre: “Grazie a Dio suo figlio è salvo!” e senza attendere alcuna risposta dal padre guardò l’orologio e si affrettò verso l'uscita. Sulla porta gridò: “Se vuole sapere altro chieda all’infermiera!”.


Il padre del bimbo operato disse all'infermiera con voce dura: “Perché così arrogante? Non poteva fermarsi nemmeno qualche minuto per parlarmi delle condizioni di mio figlio
?”.  L'infermiera, con le lacrime agli occhi, rispose: “Il figlio del dottore è morto ieri in un incidente stradale. Quando lo abbiamo chiamato, lui era a casa per organizzare il funerale del figlio. Ora che il suo bambino è fuori pericolo, il dottore può ritornare a seppellire suo figlio!
 
Non essere mai precipitoso nel giudicare o condannare dall'apparenza quando non sai che cosa sta vivedendo realmente la persona che hai davanti a te! 

Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia.
Giovanni 7:24

lunedì 15 aprile 2013

Lezione da un "tassinaro"




Venti anni fa, lavoravo come tassista. Una notte ricevetti una chiamata alle 2:30 del mattino, proprio poco prima che finisse il mio turno. Quando arrivai all’indirizzo della chiamata, mi trovai davanti ad un edificio quasi completamente al buio … s’intravvedeva solo una piccola luce che da una finestra al piano terra ... In tali circostanze molti miei colleghi avrebbero solo suonato il clacson una o due volte, avrebbero poi atteso un minuto o al massimo due, e quindi se ne saranno andati. Io personalmente  ho visto troppe persone che dipendevano dal taxi come loro unico mezzo di trasporto, quindi, a meno che non ci fossero situazioni di apparente pericolo, scendevo dalla macchina e citofonavo e aspettavo tutto il tempo necessario.
Così, quella sera, andai a bussare alla finestra illuminata. "Un momento," rispose una voce flebile. Sentivo qualcosa che veniva trascinato sul pavimento. Dopo una lunga attesa, la porta si aprì. Una piccola donna, più o meno 80enne, si presentò davanti a me. Indossava un abito colorato e un grande cappello con il nastro di velluto; sembrava una donna tratta da in un film degli anni '40. Accanto a lei c’era una valigia in plastica. L'appartamento sembrava abbandonato, come se nessuno vi avesse vissuto per anni. Tutti i mobili erano coperti con delle lenzuola. Non c’era nemmeno un orologio, un soprammobile o utensili sugli scaffali. In un angolo c'era un quadro di cartone pieno di foto, protetto da un vetro.

“Potrebbe portarmi il bagaglio in macchina, per favore?” mi chiese gentilmente. Quindi misi la valigia in macchina e poi tornai da lei per accompagnarla. Mi prese per un braccio e ci incamminammo lentamente verso la macchina. La donna continuò a ringraziarmi per la gentilezza che le avevo dimostrato.  “Non c’è di che” risposi. “Cerco sempre di trattare le persone come vorrei che fossero trattati i miei genitori” le dissi. “Oh, sei un ragazzo così buono!” mi rispose di rimando.

Quando entrammo in macchina, la donna mi diede l’indirizzo e mi chiese di attraversare il centro della città. “Non è la via più breve”  le feci notare. “Oh, non importa”  disse lei. “Non ho fretta. Sto andando in un centro anziani .” Guardai nello specchietto retrovisore. I suoi occhi brillavano.
“Sa, non ho più nessuno della mia famiglia e il medico mi ha detto che non ho ancora molto tempo da vivere”
In silenzio, cercai il tassametro e lo staccai. Nelle ore successive guidai attraversando tutta la città, mentre la donna mi guidava nei quartieri dove aveva lavorato come ascensorista e dove lei e suo marito avevano vissuto appena sposati. Poi mi guidò al deposito di mobili che un tempo era stato una sala da ballo in cui lei aveva l'abitudine di andare a ballare ragazza. Alle volte mi chiedeva di fermarmi di fronte agli edifici o agli angoli di strade che suscitavano in lei profondi ricordi e li contemplavamo in silenzio. Alle prime luci dell’alba, improvvisamente mi disse: “ Sono stanca ... Andiamo.Guidai in silenzio verso l'indirizzo che mi aveva dato. Era un edificio basso, una piccola casa con un vialetto che partiva da un cancello chiuso. Due persone ci accolsero al nostro arrivo. Le porsi la valigia alla porta e la donna fu accomodata in una sedia a rotelle.

“ Quanto ti devo” mi chiese cercando il portafoglio. “- Niente” risposi. “ Ma anche tu devi mantenerti” Non preoccupatevi ... ci saranno tanti  altri passeggeri oggi …”  Quasi senza pensarci, mi chinai e gli diedi un abbraccio. Contraccambiò con un fortissimo e caloroso abbraccio. “ Hai dato ad una vecchia signora ore di profonda gioia, grazie infinite!”  mi  disse con un solare sorriso.  Mi voltai con le lacrime agli occhi lasciandola alla luce del primo mattino. Dietro di me, la porta si chiuse ... Un rumore secco che chiudeva una vita ... Non ho preso altri passeggeri in quel turno … Ho guidato, perso nei miei pensieri ... Per il resto della giornata, potevo malapena parlare … Che cosa sarebbe stato se quella donna avesse trovato un autista arrabbiato, amareggiato o impaziente di finire il suo turno? Cosa sarebbe stato se avessi rifiutato di prendere la chiamata, o suonare il clacson una volta, poi andare via? Guardando indietro penso di non aver fatto niente di più importante nella mia vita di aver regalato una notte di ricordi ad una dolce e amabile donna; alle volte siamo tentati di pensare che le nostre vite ruotino intorno alla ricerca di grandi momenti, grandi successi, grandi soddisfazioni … spesso, però,  questi grandi momenti ci colgono di sorpresa, ben avvolti in quello che gli altri considererebbero banalità. Ogni mattina, quando apro gli occhi, dico a me stesso: oggi è un giorno speciale, oggi è un giorno unico, oggi è la mia opportunità per servire gli altri!

 Questa è opera del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri.
Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato; 
festeggiamo e rallegriamoci in esso.
O SIGNORE, dacci la salvezza! 
O SIGNORE, facci prosperare!
Benedetto colui che viene nel NOME del SIGNORE. 
Noi vi benediciamo dalla casa del SIGNORE.
 Tu sei il mio DIO, io ti celebrerò; 
tu sei il mio DIO, io ti esalterò.
Celebrate il SIGNORE, poiché è buono, 
perché la sua bontà dura in eterno.
Salmo 118

domenica 7 aprile 2013

Difetti... no, grazie, pregi!



Il martello faceva bene il suo lavoro, ma faceva anche troppo rumore, così fu scacciatodagli altri utensili. Il martello riconobbe il suo difetto, però pretese che anche la vite venisse scacciata, perché bisognava fare  fare molti giri prima di poterla utilizzare. Di fronte a quest'accusa, anche la vite accettò di andare via, ma a condizione che venisse scacciata anche la carta vetrata, perchè era molto ruvida. La carta vetrata accettò, a patto che venisse scacciato anche il metro, perché passava tutto il tempo a misurare gli altri secondo la sua misura, come se lui fosse l'unico perfetto ed anche il metro accettò di andarsene, ma voleva portare con sé la sega che, non solo produceva un ronzio tanto fastidioso, ma sporcava dappertutto. 

Nel frattempo entrò il falegname e, prima che gli utensili lasciassero la falegnameria, si mise a lavorare: prese il martello, la carta vetrata, il metro, la sega e la vite e, uno alla volta, utilizzò tutti gli utensili su un grande pezzo di  legno grezzo che, piano piano, cambiò aspetto e divenne mobile stupendo e pregiato. 

Quando il falegname uscì con il suo capolavoro, gli utensili si riunirono sul tavolo da lavoro. La sega prese la parola e disse: ''Amici miei, il falegname ci ha appena dimostrato che, quelli che noi definiamo difetti, nelle sue mani sono punti di forza, lui è capace di trasformare ciò che a noi dà noia in qualità. Quello che conta veramente, dunque, è essere utilizzabili dal nostro falegname!" 

Tutti furono daccordo e riconobbero che il martello era forte, la vite univa e stringeva, la carta vetrata era speciale per affinare e limare le asprezze del legno, notarono anche che il metro era preciso ed esatto e la sega insostituibile nel suo lavoro. Si sentirono una squadra capace e utile per riprodurre mobili di alta qualità. 

Non accade lo stesso anche fra gli esseri umani e, in modo specifico nella chiesa? Non dobbiamo essere sbrigativi a notare i difetti degli altri e nemmeno disprezzare le qualità che Dio ha deciso di donarci. 

Qualcuno ha detto: "E' fin troppo facile notare i difetti, scovare i pregi invece, è da saggi."