lunedì 15 aprile 2013

Lezione da un "tassinaro"




Venti anni fa, lavoravo come tassista. Una notte ricevetti una chiamata alle 2:30 del mattino, proprio poco prima che finisse il mio turno. Quando arrivai all’indirizzo della chiamata, mi trovai davanti ad un edificio quasi completamente al buio … s’intravvedeva solo una piccola luce che da una finestra al piano terra ... In tali circostanze molti miei colleghi avrebbero solo suonato il clacson una o due volte, avrebbero poi atteso un minuto o al massimo due, e quindi se ne saranno andati. Io personalmente  ho visto troppe persone che dipendevano dal taxi come loro unico mezzo di trasporto, quindi, a meno che non ci fossero situazioni di apparente pericolo, scendevo dalla macchina e citofonavo e aspettavo tutto il tempo necessario.
Così, quella sera, andai a bussare alla finestra illuminata. "Un momento," rispose una voce flebile. Sentivo qualcosa che veniva trascinato sul pavimento. Dopo una lunga attesa, la porta si aprì. Una piccola donna, più o meno 80enne, si presentò davanti a me. Indossava un abito colorato e un grande cappello con il nastro di velluto; sembrava una donna tratta da in un film degli anni '40. Accanto a lei c’era una valigia in plastica. L'appartamento sembrava abbandonato, come se nessuno vi avesse vissuto per anni. Tutti i mobili erano coperti con delle lenzuola. Non c’era nemmeno un orologio, un soprammobile o utensili sugli scaffali. In un angolo c'era un quadro di cartone pieno di foto, protetto da un vetro.

“Potrebbe portarmi il bagaglio in macchina, per favore?” mi chiese gentilmente. Quindi misi la valigia in macchina e poi tornai da lei per accompagnarla. Mi prese per un braccio e ci incamminammo lentamente verso la macchina. La donna continuò a ringraziarmi per la gentilezza che le avevo dimostrato.  “Non c’è di che” risposi. “Cerco sempre di trattare le persone come vorrei che fossero trattati i miei genitori” le dissi. “Oh, sei un ragazzo così buono!” mi rispose di rimando.

Quando entrammo in macchina, la donna mi diede l’indirizzo e mi chiese di attraversare il centro della città. “Non è la via più breve”  le feci notare. “Oh, non importa”  disse lei. “Non ho fretta. Sto andando in un centro anziani .” Guardai nello specchietto retrovisore. I suoi occhi brillavano.
“Sa, non ho più nessuno della mia famiglia e il medico mi ha detto che non ho ancora molto tempo da vivere”
In silenzio, cercai il tassametro e lo staccai. Nelle ore successive guidai attraversando tutta la città, mentre la donna mi guidava nei quartieri dove aveva lavorato come ascensorista e dove lei e suo marito avevano vissuto appena sposati. Poi mi guidò al deposito di mobili che un tempo era stato una sala da ballo in cui lei aveva l'abitudine di andare a ballare ragazza. Alle volte mi chiedeva di fermarmi di fronte agli edifici o agli angoli di strade che suscitavano in lei profondi ricordi e li contemplavamo in silenzio. Alle prime luci dell’alba, improvvisamente mi disse: “ Sono stanca ... Andiamo.Guidai in silenzio verso l'indirizzo che mi aveva dato. Era un edificio basso, una piccola casa con un vialetto che partiva da un cancello chiuso. Due persone ci accolsero al nostro arrivo. Le porsi la valigia alla porta e la donna fu accomodata in una sedia a rotelle.

“ Quanto ti devo” mi chiese cercando il portafoglio. “- Niente” risposi. “ Ma anche tu devi mantenerti” Non preoccupatevi ... ci saranno tanti  altri passeggeri oggi …”  Quasi senza pensarci, mi chinai e gli diedi un abbraccio. Contraccambiò con un fortissimo e caloroso abbraccio. “ Hai dato ad una vecchia signora ore di profonda gioia, grazie infinite!”  mi  disse con un solare sorriso.  Mi voltai con le lacrime agli occhi lasciandola alla luce del primo mattino. Dietro di me, la porta si chiuse ... Un rumore secco che chiudeva una vita ... Non ho preso altri passeggeri in quel turno … Ho guidato, perso nei miei pensieri ... Per il resto della giornata, potevo malapena parlare … Che cosa sarebbe stato se quella donna avesse trovato un autista arrabbiato, amareggiato o impaziente di finire il suo turno? Cosa sarebbe stato se avessi rifiutato di prendere la chiamata, o suonare il clacson una volta, poi andare via? Guardando indietro penso di non aver fatto niente di più importante nella mia vita di aver regalato una notte di ricordi ad una dolce e amabile donna; alle volte siamo tentati di pensare che le nostre vite ruotino intorno alla ricerca di grandi momenti, grandi successi, grandi soddisfazioni … spesso, però,  questi grandi momenti ci colgono di sorpresa, ben avvolti in quello che gli altri considererebbero banalità. Ogni mattina, quando apro gli occhi, dico a me stesso: oggi è un giorno speciale, oggi è un giorno unico, oggi è la mia opportunità per servire gli altri!

 Questa è opera del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri.
Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato; 
festeggiamo e rallegriamoci in esso.
O SIGNORE, dacci la salvezza! 
O SIGNORE, facci prosperare!
Benedetto colui che viene nel NOME del SIGNORE. 
Noi vi benediciamo dalla casa del SIGNORE.
 Tu sei il mio DIO, io ti celebrerò; 
tu sei il mio DIO, io ti esalterò.
Celebrate il SIGNORE, poiché è buono, 
perché la sua bontà dura in eterno.
Salmo 118