lunedì 31 marzo 2014

Chi? Quando? Come?


Questa è la storia popolare di quattro persone chiamate: OGNUNO, QUALCUNO, CHIUNQUE, NESSUNO.

Versione N.1:
 
Un giorno c'era un lavoro urgente e importante da fare e a OGNUNO fu chiesto di farlo.

OGNUNO era sicuro che QUALCUNO l'avrebbe fatto.

CHIUNQUE avrebbe potuto farlo, ma NESSUNO lo fece.

QUALCUNO si arrabbiò perché era il lavoro di OGNUNO.

OGNUNO pensava che CHIUNQUE lo avrebbe fatto, ma NESSUNO capì che OGNUNO non l'avrebbe fatto.

Alla fine OGNUNO accusò QUALCUNO, quando in realta, NESSUNO fece ciò che CHIUNQUE, avrebbe potuto fare.

Versione N.2:

Bisognava fare un lavoro importante e si chiese a OGNUNO di occuparsene.

OGNUNO si assicurò che QUALCUNO lo facesse.

CHIUNQUE avrebbe potuto occuparsene, ma NESSUNO non fece mai niente.

QUALCUNO s'arrabbiò perché riteneva che per questo lavoro OGNUNO fosse responsabile.

OGNUNO credeva che CHIUNQUE potesse farlo, ma NESSUNO si rese mai conto che OGNUNO 
non avrebbe fatto niente.

Alla fine OGNUNO rimproverò QUALCUNO per il fatto che NESSUNO non fece mai quello che CHIUNQUE avrebbe dovuto fare.

Tu ed io con quale di questi personaggi ci identifichiamo? Io scelgo il quinto, cioè colui che segue il consiglio del saggio Salomone... e tu?

Ecclesiaste 9:10 

Tutto quello che la tua mano trova da fare,
 fallo con tutte le tue forze; 
poiché nel soggiorno dei morti dove vai, 
non c'è più né lavoro, né pensiero, 
né scienza, né saggezza.

lunedì 17 marzo 2014

3 Consigli per Rispondere alle Critiche





 “Meglio riprensione aperta, 
che amore nascosto. 
Chi ama ferisce, ma rimane fedele; 
chi odia dà abbondanza di baci” 
(Proverbi 27:5-6). 


Le critiche sono inevitabili. In determinati momenti, capita a tutti di doversi confrontare con le opinioni di un’altra persona o di essere rimproverati aspramente per il proprio comportamento. Le critiche più costruttive arrivano dagli amici, dalle persone che ci conoscono di più e che ci amano di più. Nel suo libriccino “True Friendship”, Vaughan Roberts offre tre consigli per rispondere alle critiche, soprattutto a questo tipo di critiche – quelle che nascono in un contesto di amicizia, dove “il ferro forbisce il ferro”.

Aspettarsele
Dovremmo aspettarci sempre delle critiche. Dovremmo aspettarci sempre delle critiche perché siamo peccatori, lontanissimi dalla santità richiesta da Dio e dalla santità che desideriamo. Invece, dovremmo essere sorpresi dalle poche critiche che ci sono mosse. Dovremmo inoltre aspettarci delle critiche perché l'amicizia – soprattutto quella più intima – le richiede. La critica può nascere da uno spirito negativo, ma può scaturire anche dall’amore. I nostri amici più cari devono essere invitati apertamente a muovere critiche alla nostra vita. Nessuno, nella vostra vita, vi propone un riscontro critico? Forse in passato avete allontanato i vostri amici reagendo malamente e con orgoglio. Aspettatevi di essere criticati di tanto in tanto e invitate i vostri amici a farlo apertamente.

 
Esaminarle
Quando siamo oggetto di critica, soprattutto nel caso in cui l’osservazione risulti particolarmente pungente o sfacciata, è necessario esaminarla per capire se corrisponde alla verità. Può darsi che la percezione dei nostri amici sia errata, ma può anche darsi che sia migliore della nostra. Aveva ragione George Orwell quando sosteneva: “Per vedere quello che abbiamo davanti al naso serve uno sforzo costante.” L'umiltà ammette che gli altri possano vedere quello che non siamo in grado di vedere da soli, o quello che rifiutiamo di vedere. Roberts sostiene: “Dovremmo resistere alla tentazione istintiva di difenderci o di attaccare chi ci critica, cercando di capire invece se c'è un fondo di verità in quello che ci viene detto.” È necessario valutare con atteggiamento di preghiera ogni singola critica, per capire se sia giusta e vera.
 
Sopportarle
In alcuni casi, le critiche possono essere dolorose ma vere. In questi casi, dobbiamo sopportare tali critiche e rispondere a esse apportando qualche cambiamento alla nostra vita. Ci sono momenti in cui le critiche fanno male, perché appaiono ingiuste ai nostri occhi. In ogni caso, è bene evitare di rispondere per le rime o di scagliarsi contro chi ci ha criticato. Dobbiamo resistere alla tentazione di parlare male di quella persona o di rompere l'amicizia. Ancora meglio, dovremmo sopportare le critiche, come Gesù ha pazientemente sopportato le pesanti critiche che gli sono state rivolte. Come sempre, è Lui il nostro modello.

mercoledì 5 marzo 2014

Io Sono un Cristiano


Atti 11:26:  
Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, 
e istruirono un gran numero di persone; 
ad Antiochia, per la prima volta, 
i discepoli furono chiamati cristiani.

Atti 26:28:   
Agrippa disse a Paolo: 
«Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?»

1 Pietro 4:16: 
Ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, 
anzi glorifichi Dio, portando questo nome.

 
CASTELFRANCO VENETO (TV)
Solomon ha gli occhi vispi di chi non ha paura di morire. Il giubbotto è nero, pesante, deve proteggerlo dal gelo e dalla stanchezza. Dice di avere 17 anni, ma le piccole rughe sotto gli occhi dimostrano che il tempo lo ha già consumato. Salomon è seduto nella hall di attesa del pronto soccorso di Castelfranco Veneto, nel Trevigiano, ha appena terminato gli esami del sangue e le lastre al torace. Sta aspettando che il suo destino si compia. Chiede febbrilmente cosa gli capiterà nelle prossime ore. Poi accetta un panino, che son pur sempre quattro giorni che non mangia, una bottiglietta d’acqua e ci lascia ascoltare il suo racconto. Al contrario di certi suoi amici di sventura, lui ha almeno la fortuna di conoscere l’inglese. «È stato orribile, orribile. Ma vuoi davvero che ti racconti cosa mi è capitato? Non credo mi potresti capire, non so se hai mai visto morire degli amici di fronte a te».

Fortunatamente, no. Ma da dove inizia la tua avventura?
«Sono nato in Niger. Lì non potevo vivere, c’è la guerra. Così due anni fa ho deciso di scappare, sono andato a Cipro attraverso la Libia».
Come sei riuscito a mantenerti, a pagare il viaggio?
«Avevo dei soldi, mi hanno aiutato i miei parenti. Ma soprattutto avevo un sogno. Io voglio giocare a pallone, il calcio è la mia passione. A Cipro sono riuscito ad allenarmi, per un periodo ho giocato in un club di terza divisione, il Mandunas. Sono centrocampista, voglio diventare come Luigi Di Biagio».

Ma non ti bastava, e sei scappato.
«Sì, otto mesi fa ho deciso che volevo arrivare in Italia. Per vivere, lavorare, studiare. O magari giocare a calcio. E così sono ripartito verso la Turchia, verso Istanbul. Da qui poi sono andato in Grecia. Ma il vero dramma è iniziato in Macedonia».

Stavi viaggiando con altri amici, in quel periodo. Cosa è accaduto?
«La nostra guida, un pakistano che ci doveva portare in Serbia, è stato catturato dalla mafia locale. È scoppiata una sparatoria. Era il 16 luglio 2013, ricordo perfettamente la data. Quattro amici, quattro persone con le quali avevo condiviso l’ultima parte del viaggio, sono state uccise». (Prima ci aveva mostrato la cicatrice che ha in testa, causata da quella sparatoria).

E non è stata l’ultima disavventura...
«No, a dicembre dello scorso anno mi hanno rubato tutti i soldi. Non sapevo più che fare. Ma in qualche modo sono riuscito ad arrivare in Serbia, salendo fino al nord, dove ho preso il treno».

Ma che coraggio ci vuole a saltare dentro una tomba di ferro come quella?
«Io non avevo paura, avevo già perso tutto. Io ero già morto, non mi poteva accadere nulla. Sono salito con un po’ d’acqua. Null’altro».

Davvero nulla oltre ai vestiti e al corpo?
«Una cosa c’è, in realtà. La Bibbia. Guarda. Ne ho una con la copertina rossa. Sono credente, sono cristiano. Quando posso, la leggo. È scritta in inglese. Dio ci porta sempre verso il meglio se lo preghiamo. Ci hai mai provato?»

di: Ma.Pl.
da: CorrieredelVeneto.it