martedì 7 luglio 2015

La camicia della felicità






    
     C’era una volta un re malato di malinconia: diceva d’avere già i piedi nella fossa, scongiurava di salvarlo, e prometteva metà del suo regno a chi gli avesse portato sorrisi e felicità. I Saggi e i cortigiani si riunirono per cercare il modo di ridare la salute al re. 

     Non furono però capaci di trovare il rimedio. Fu chiamato anche il Vecchio della montagna, un sapientone con tanto di barba bianca, il quale dichiarò: «Bisogna trovare un uomo felice, togliergli la camicia e farla indossare al re. Solo così il re può guarire».

     Il re ordinò di cercare in ogni parte del suo regno un uomo felice, ma le sue guardie  girarono a lungo per il vasto territorio senza poter trovare un uomo felice. Non esisteva uno solo che fosse felice. 

     Fu suonata la tromba nelle città, nei paesi e nei villaggi, ma gli esseri felici non si fecero innanzi. Chi era povero in canna e soffriva d’indigenza, chi era ricco e sospirava per mal di denti o mal di ventre, chi aveva la moglie bisbetica e la suocera in convulsione, chi la stalla appestata, chi il pollaio in rovina... I cercatori tornarono tutti alla Corte, avviliti e delusi. 

     Una sera il figlio del re uscì a passeggio e, davanti ad una capanna, che aveva il tetto di foglie e di fango, udì una voce sommessa: «Ti ringrazio, buon Dio! Ho lavorato, ho sudato, ho mangiato di buon appetito, ed ora mi riposerò tranquillo su questo letto di foglie. Grazie. Sono proprio felice!». 

     Felice? Dunque c’era un uomo felice! Il giovane principe volò a palazzo. Chiamò le guardie e ordinò di andare a prendere immediatamente la camicia di quell’uomo felice. «Dategli quanto denaro vuole... Fatelo barone, conte, duca... principe, ma ceda la sua camicia». Corsero le guardie alla povera capanna. Offrirono al boscaiolo una fortuna. Macché! L’uomo felice era così povero che… non aveva neanche la camicia. (Da una novella di Lev Tolstoj) 


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Questa novella mi ha fatto sorridere ma anche riflettere... non abbiamo bisogno di una camicia o quant'altro per essere felici, la vera felicità parte da uno stato interiore, da un cuore rinnovato e in armonia con Dio! La Bibbia ci esorta tantissime volte a cercare e trovare la nostra gioia (felicità) in Dio, non in altre persone o in cose materiali. 

Il più delle volte siamo così concentrati su noi stessi che nemmeno ci rendiamo conto di quanto siamo benedetti, non solo per ciò che abbiamo, ma soprattutto per ciò che Dio ha fatto e fa tutti i giorni per noi. 

Smettiamola dunque di lamentarci e brontolare per ciò che non abbiamo, iniziamo invece sin dal mattino, proseguendo pe tutta la giornata fino a sera, a ringraziare Dio e lodarLo per ciò che Lui è e per le sue incalcolabili benedizioni. 

E perché non iniziare a ringraziare anche le persone con cui abbiamo contatto che spesso ci sopportano quando ci comportiamo come il ricco re malato di malinconia?

1 Timoteo 6:6-10
La pietà, con animo contento del proprio stato, 
è un grande guadagno. 
Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, 
e neppure possiamo portarne via nulla; 
ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, 
saremo di questo contenti. 
Invece quelli che vogliono arricchire 
cadono vittime di tentazioni, 
di inganni e di molti desideri insensati e funesti, 
che affondano gli uomini nella rovina e nella perdizione. 
Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; 
e alcuni che vi si sono dati, 
si sono sviati dalla fede 
e si sono procurati molti dolori.