martedì 29 agosto 2017

Basta apparire o bisogna essere?



Per iniziare la "stagione autunnale" della Gazzetta ho chiesto a mio nipote di scrivere la sua testimonianza di fede in Cristo quale autentico discepolo e figlio di Dio. Perché? Fra poco inizia la scuola e molti studenti cristiani si troveranno in mezzo ad ambienti e sfide che potrebbero minacciare la loro fiducia in Dio o spingerli, per amore del gruppo, a "piccoli" compromessi con la propria fede. Credo che l'esperienza di Gionatan possa aiutare gli studenti e, non solo, a comprendere che gli autentici discepoli di Cristo si troveranno sempre a dover scegliere, anche quotidianamente, di vivere il proprio cristianesimo senza compromessi, costi quel che costi. So che la lettura è un po' più lunga dei miei soliti articoli, ma sono certa che la troverete interessante. Signori e signore vi presento Gionatan Mele. 

  
     Mi chiamo Gionatan Mele, ho 17 anni e ho avuto la grazia di Dio di nascere in una famiglia cristiana. Molte volte si pensa che, per chi è nato in un ambiente cristiano, sia più facile "rimanerci cristiano", ma non sempre è così. Sin da bambino sono andato in chiesa e ho ricevuto insegnamenti biblici, andavo ai campeggi cristiani e vivevo una vita tutto sommato cristiana, o almeno era quello che dimostravo agli altri. Dopo la quarta elementare ho iniziato a vivere due “vite”: quella in famiglia e con i credenti e quella con gli amici non credenti, e sempre più stava prevalendo quella sbagliata. Avevo smesso di leggere la Bibbia e pregare in modo personale, andavo in chiesa come se dovessi andare a scuola, un’abitudine noiosa che ero costretto a fare. Alle medie provai per la prima volta la sigaretta, non ho mai preso il vizio del fumo e non ho mai speso soldi per le sigarette, ma capitava di andare a giocare a calcio con gli amici e fumare una sigaretta qua e la. Inoltre, avevo iniziato ad usare un linguaggio abbastanza volgare: ogni due tre parole dovevo aggiungere per forza una volgarità, oltre al fatto che in casa litigavo con tutti per ogni minima cosa, soprattutto con mia sorella o mia madre; non sopportavo nulla e mi arrabbiavo sempre per delle sciocchezze. 

     La cosa che più mi infastidiva era quando mia madre, di punto in bianco, mi poneva la domanda: "Se Gesù tornasse in questo momento tu dove andresti?" Io sapevo la risposta, credevo in Dio e in Gesù, ma sinceramente non mi interessava tanto di seguirLi; ho sempre cercato di non superare il limite nelle cose sbagliate che facevo, comunque lo sbaglio c’era ma senza ravvedimento; ogni volta che mia madre mi poneva la stessa domanda io gli rispondevo che ero impegnato o me ne andavo in camera irritato senza dire una parola. Le sue domande mi hanno fatto riflettere spesse volte a ciò che stavo facendo della mia vita, ma non andavo oltre e continuavo a vivere come una doppia persona, continuavo a vivere con una maschera. 

     Nell’estate del 2015, una domenica di luglio, avevamo a pranzo i miei zii; finito di mangiare si è iniziato a parlare della vita Cristiana e di come loro si erano avvicinati alla fede (nonostante la maschera che portavo sono comunque rimasto sensibile alle cose di Dio e soprattutto mi piaceva ascoltare le testimonianze di vita). Anche mia madre raccontò la sua testimonianza, però, dopo tante volte che l'avevo sentita, pensai che non poteva darmi nulla di nuovo... ma mi sbagliavo. Quella domenica sentii cose nuove della vita di mia madre che non avevo mai sentito prima e che mi colpirono nel profondo. Per il resto della giornata riflettei su me stesso esaminandomi e ponendomi delle domande su che cosa stavo facendo della mia vita e di come stavo buttando il dono che Dio mi aveva fatto. La sera chiesi a mio padre di iniziare uno studio biblico con lui. Nei giorni seguenti, dopo tanti anni, ripresi a leggere la Bibbia per conto mio, pregando ogni giorno e chiedendo aiuto a Dio, perché, dentro di me, era in corso una battaglia spirituale: seguire il mio io o seguire Dio? Il mercoledì sera chiesi, durante l’incontro di preghiera, di pregare per me per quanto stava accadendo nella mia vita, per vincere questa battaglia e superare la timidezza. Pregai anch'io in lacrime, chiedendo aiuto al Signore, dandoGli la mia vita e accettandoLo come mio personale Salvatore. 

     Sembrava che tutto andasse bene, leggevo la Bibbia e pregavo ogni giorno, dopo un paio di mesi dalla ripresa della scuola, però, per un motivo o per un altro, iniziai a trascurare la lettura quotidiana della Bibbia e, piano piano, smisi del tutto. In estate, per me, essere un cristiano era facile, stavo molto più con i credenti e che con i miei amici del mondo. Era facile comportarsi più da cristiano che da mondano, ma una volta tornato a scuola, non fu più così semplice. Ripresi vecchie abitudini che, anche se solo per 2 mesi, ero riuscito a controllare. Avevo quasi ripreso a vivere una doppia personalità, ma Dio mi ha preservato e non ha permesso che ritornassi esattamente come ero prima di quella estate. Avevo smesso di leggere la Bibbia e pregavo meno in modo personale, ma in chiesa ci andavo volentieri, detestavo meno le correzioni dei miei genitori perché sapevo che avevano ragione, anche se mi davano fastidio. Non riuscivo a riprendere la giusta via. Ho passato così il 2016: non leggevo la Bibbia, pregavo si, ma le mie preghiere iniziavano a diventare ripetizioni, avevo ripreso la timidezza che Dio mi aveva aiutato a superare nel 2015, avevo ripreso il vizio di dire parolacce, un peccato che a primo impatto non sembra chissà cosa in confronto ad altri, ma per me lo era. Ogni 3 parole sentivo il bisogno di metterci in mezzo una parola volgare. Qualche volta davo fumavo le sigarette dei miei compagni. Molti fumavano e pensavo: ma si un tiretto qualche volta non mi farà poi tanto male. Ringrazio Dio che non mi ha mai permesso di prendere il vizio del fumo, forse anche perché ogni volta che lo facevo, sentivo un enorme peso dentro di me tanto da farmene parlare con mia madre, la quale mi metteva in guardia e mi ricordava: "Ma tutto quello che è successo l'estate scorsa, la tua conversione dove la hai lasciata?" Sapevo che non stavo vivendo la scelta che avevo fatto quando avevo accettato Cristo nel mio cuore, ma non riuscivo a ritornare sui passi giusti. 

     Arrivò il momento di partire per il campo di Capodanno 2016/17 a Maranatha (Rimini). Oratore Ciro Tatriele. Prima di partire per il campo, mi ero ripromesso che, nell'anno nuovo, avrei riconfermato la scelta fatta nel 2015, ma ancora non sapevo come, ed è per questo che lo misi in preghiera, chiedendo a Dio l’aiuto, basandomi non sulle mie sole forze, perché sapevo che da solo non avrei combinato nulla. E' stato proprio in questo campo che Dio mi ha fatto capire che cosa stavo sbagliando e mi ha aperto gli occhi. Ciro parlò "dell'essere  e non solo di apparire"; di come non si può essere discepoli di Cristo se non lo conosciamo o non parliamo con Lui. Io volevo essere un discepolo di Cristo, ma non Lo conoscevo veramente e ci parlavo solo quando mi faceva comodo. Mi ero illuso che, gli insegnamenti ricevuti da bambino, mi sarebbero bastati per essere un buon cristiano, ma non era così. L’incoraggiamento di leggere la Bibbia l'ho avuto quando Ciro, ogni giorno ci chiedeva, se avevamo avuto il nostro incontro personale con Dio quella mattina. Ma che cos'era questo incontro personale con Dio? Ci spiegò che il suo incontro personale con Dio consisteva nel leggere e meditare la Parola di Dio e pregare in modo personale parlando con Dio ogni mattina prima di iniziare la giornata. È qua che Dio mi ha dato la risposta: "Tu vuoi essere un Mio discepolo, ma non Mi conosci veramente, però ti do una nuova possibilità: prendi l'impegno ogni giorno di parlare con Me. Io ti racconto di Me e tu Mi parli di ciò che ti serve, come ti posso aiutare, che cosa ti posso perdonare, che cosa vorresti ricevere da Me, ma tu devi ogni giorno leggere e meditare la Mia Parola." Uso queste parole per indicare il modo il cui noi comunichiamo con Dio e Lui con noi. Lettura della Bibbia e preghiera. Ciò che avevo perso nel 2016 era proprio questo: volevo essere discepolo di una Persona che non ascoltavo (non leggendo la Bibbia) e a cui imponevo solo ciò che a me stava bene (quando pregavo solo per i miei comodi).

     Il primo giorno del 2017 Enrico Pasquini, direttore del campo Maranatha, chiese a tutti i campisti di scrivere in due fogli separati le vittorie del 2016 e le richieste e promesse da fare a Dio per il 2017. Io avevo già fatto il campo di Capodanno 2015/16 e già avevo fatto queste promesse davanti a Dio per il 2016 ma non le mantenute, infatti, dopo una settimana dalla fine del campo, già me l'ero dimenticate. Quest'anno no. Avevo deciso, e pensavo fosse anche la volontà di Dio per me, che il 2017 sarebbe dovuto essere un anno diverso. Enrico ci disse che ogni promessa fatta davanti a Dio non va presa alla leggera, quindi ci invitò a  stare molto attenti a ciò che stavamo chiedendo a Dio, a non promettere cose impossibili, ma ad iniziare con poco e chiedere a Lui la forza di portare avanti le nostre promesse. Il mio impegno e la mia richiesta fu di leggere ogni giorno la Bibbia nel corso di quest'anno, portando avanti un incontro personale con Lui. Il ritorno dal campo è stato un momento di riflessione per me e di ringraziamento a Dio perché mi ha dato una seconda possibilità e mi ha aiutato aprendomi gli occhi.

     Il rientro a scuola fu molto diverso da prima. Dopo qualche settimana anche i miei compagni iniziarono a notare il mio cambiamento. Usavo un linguaggio pulito, ero più felice e calmo rispetto a prima e spiegavo loro ciò che era successo al campo e ciò che avevo deciso di fare della mia vita. Qualche volta scherzavano su di me, ma non me la prendevo perché sapevo che ciò che stavo facendo, il mio essere diverso da loro, non era sbagliato, anzi, avevo finalmente trovato la strada giusta del mio percorso con Dio. Mi rallegravo nel vedere che il mio compagno di banco e amico, fuori dalla scuola, aveva capito che la scelta che avevo fatto era reale e aveva smesso di bestemmiare per non dare fastidio, a volte in classe mi poneva domande, e quando stavamo con altri amici, lui stesso chiedeva loro di non bestemmiare, perché a me e a Eliseo, un altro fratello della mia chiesa, ci dava fastidio. Tre mesi dopo il campo dissi a mio padre che mi sentivo pronto e chiesi se potevo battezzarmi. Lui mi disse che ancora era presto per darmi una risposta ma di aspettare finchè non fosse arrivata l'estate e vedere se era vera la scelta che avevo fatto.


     Quest'estate è stata per me ricca di benedizioni, nuove esperienze positive e negative che mi hanno aiutato a crescere sia spiritualmente sia come persona e mi hanno anche aiutato nel crescere nela mia fede in Dio. 

     All’inizio dell’estate ho collaboratorato a un campo bimbi organizzato dal Centro Evangelico Battista di Perugia in cui il Signore mi ha grandemente aiutato e benedetto facendomi vivere un’esperienza fantastica. Ho conosciuto persone fantastiche timorose di Dio che, sin dal primo giorno, mi hanno fatto star bene senza mai farmi sentire solo, e ringrazio Dio perché la mia paura era proprio quella di passare due settimane a Perugia in solitudine a causa della mia timidezza, che poi il Signore mi ha aiutato ad affrontare. Tornato a Siniscola ho chiesto il battesimo e annunciato alla chiesa la scelta che ho fatto per Dio. 

     Ogni giorno continuo a leggere la Bibbia cercando di non saltare neanche un giorno cosi da rimanere sempre più saldo nel Signore. È la Parola di Dio la chiave per vivere una vita consacrata a Cristo, il nostro pane quotidiano, il nostro unico nutrimento spirituale, senza la quale siamo persi in questo mondo di peccato. Questo è solo l’inizio della mio viaggio nella vita cristiana che ho deciso di percorrere e concludere sempre con Gesù al mio fianco, e mai da solo con le mie sole forze. Essere cristiani non vuol dire essere perfetti, ci sono momenti di caduta, di sofferenza e di peccato, ma la cosa importante è non abbandonare mai la lettura della Parola di Dio unico nostro vero aiuto, per rimanere insieme a Dio ogni giorno. Grazie Padre!