lunedì 28 febbraio 2011

La soluzione di Dio o la nostra?

In quei giorni, Mosè, già diventato adulto, andò a trovare i suoi fratelli; notò i lavori di cui erano gravati e vide un Egiziano che percoteva uno degli Ebrei suoi fratelli. Egli volse lo sguardo di qua e di là e, visto che non c'era nessuno, uccise l'Egiziano e lo nascose nella sabbia. (Esodo 2:11-25)

Qualsiasi situazione si presenti nella nostra vita ci sono solitamente due maniere differenti di reagire. La maniera di Dio o la nostra. Mosè è un esempio di un uomo che, in diverse occasioni, provo entrambe le strade. Nel passaggio di oggi vediamo ciò che accadde quando prese la situazione in mano a modo suo. Anche se le sue motivazioni erano pure, la liberazione dalla schiavitù del suo popolo, il suo metodo era sbagliato. Mosè infatti commise tre errori.

1. Egli focalizzò la sua attenzione sulle difficoltà invece che sul Signore. Quanto spesso io e te facciamo la stessa cosa? L'ingiustizia o la sofferenza che derivano da una certa situazione catalizzano la nostra attenzione e, nel tentativo di trovare una soluzione, ci dimentichiamo del nostro Onnipotente Dio.

2. Mosè si appoggiò sulle sue forze e sulla sua comprensione. Quando un problema si presenta, la risposta più naturale è fare il possibile per risolverlo e farlo in fretta, ma non sempre questa è la soluzione giusta.

3. Egli agì d'istinto invece di aspettare il tempo opportuno e le istruzioni dal Signore. Se una situazione sembra urgente, risolvere il problema il prima possibile diventa la nostra priorità, ma, senza le informazioni precise o la guida di Dio, potremmo combinare dei veri e propri pasticci.

La nostra soluzione può sembrare del tutto logica in quel preciso momento, ma, come nel caso di Mosè, non sempre è la soluzione migliore. Un egiziano fu ucciso e il popolo ebreo non fu affatto liberato; Mosè non fu accettato e compreso da coloro che cercava di aiutare; la sua vita prese una strada del tutto inaspettata che lo portò nel deserto a pascolare pecore per 40 anni.

Tutti noi, in alcune situazioni della nostra vita, abbiamo agito come Mosè e ne abbiamo sofferto le conseguenze. Non dobbiamo dimenticare, però, che Dio non rigettò Mosè e che gli errori di Mosè non impedirono a Dio di compiere i suoi piani a favore del Suo popolo. Dio si servi di quei 40 anni per rafforzare il carattere del futuro leader attraverso le prove e la solitudine del deserto, quindi gli diede un'altra possibilità.

Niente scoraggiamenti dunque, Dio il Signore farà lo stesso con noi se riconosciamo i nostri errori e ci mettiamo a Sua disposizione.

martedì 15 febbraio 2011

“… sii forte e mettiti all’opera!”

1 Cronache 28:10
“… sii forte e mettiti all’opera!”             

Ecco un commento di Albert  Einstein riguardo alla crisi:

“Non pretendiamo che le cose cambino se le facciamo sempre allo stesso modo. La crisi è la miglior benedizione che una persona o un paese possa avere, perché la crisi porta nuovi progetti. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte buia. Nella crisi nasce l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza rimanere indietro. Chi attribuisce alla crisi i fallimenti e le pene della sua vita, vìola il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi  è l’incompetenza. L’inconveniente delle persone e degli Stati è la pigrizia nel trovare la via d’uscita e le soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide; senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia; senza crisi non ci sono meriti. È nella crisi che si vede il meglio di ognuno di noi; senza crisi, ogni vento è una carezza. Parlare di crisi  promuoverla e rimanere in silenzio è esaltare il conformismo. L’unica crisi che può minacciare la tua vita è quella nella quale non lotti per superarla.”

Che ne pensate di queste affermazioni? Come cristiani, anche noi viviamo quotidianamente delle crisi, o delle prove come le chiamiamo di solito. Domandiamoci allora: che ne facciamo di queste prove? Come le affrontiamo? Ringraziamo Dio che ci pone dinanzi sempre nuove sfide così che possiamo crescere e maturare nella nostra fede in Cristo? Permettiamo alle prove di compiere l’opera di Dio in noi? 

Dio ci ha scelto per far parte del Suo Regno ed essere persone coraggiose, che non si tirano indietro di fronte alle difficoltà e che raggiungono la meta perché guardano a Cristo, nostro Re e Condottiero.
 
“Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.”  Ebrei 12:1-2

sabato 5 febbraio 2011

Gesù è a casa propria nel tuo cuore?


 
"Io prego ... affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore," 
Efesini 3:16–17

Conosci Cristo Gesù? Come? Per te è un personaggio storico, un eroe da emulare, un grande maestro di etica, un personaggio Hollywoodiano, o che cosa? E se sei un cristiano autentico, Cristo “è a casa Sua” nel tuo cuore? Se dovesse entrare liberamente da una stanza all'altra del tuo cuore vedrebbe cose che Lo deluderebbero? Ti porrebbe domande del tipo: “Come mai questo obbrobrio è qui? Cos'è quella cosa sul muro? Che ci fanno qui quelle riviste strane? Che cos’è quello screensaver indegno sul tuo computer? Come mai tanta polvere sulla tua Bibbia?"

L'apostolo Paolo fece una dichiarazione interessante ai credenti di Efeso. Egli disse “Prego ... affinché Cristo possa abitare nei vostri cuori..." Nelle parole di Paolo il termine "abitare" ha un significato più profondo di ciò che si evince da una prima lettura. Nella lingua originale il senso è “mettersi comodi e fare di quel luogo casa propria". In altre parole, Paolo stava dicendo: “La mia preghiera è che Cristo possa non essere ospite nei vostri cuori, ma comodo come a casa propria nel vostro cuore".

A volte è difficile sentirsi a casa propria in certe case. In Sardegna ho conosciuto una donna che non faceva sedere nessuno nel suo costosissimo divano di pelle bianca per paura che si rovinasse, la sua casa era tanto preziosa quanto intoccabile. In altre case, invece, ti senti a tuo agio appena vi entri. 

Dovremmo vivere le nostre vite di autentici cristiani e discepoli di Cristo in modo tale che Egli si senta a Suo agio in qualsiasi stanza del nostro cuore, avendo il controllo assoluto su qualsiasi settore della nostra vita. Dovremmo essere in grado di dire:  "Signore sentiti a tuo agio, entra dove vuoi, vuoi aprire gli armadi? Fai pure. Ovunque tu voglia andare è tutto tuo, ogni settore e ogni stanza ti appartiene perché Tu non sei un ospite ma il Padrone di tutto ciò che ho e che sono!”

Allora è Gesù è veramente a casa propria nel tuo cuore? E' il Padrone del tuo cuore e della tua vita?