martedì 28 agosto 2012


Fino a quando, o pigro, te ne starai coricato? 
Quando ti sveglierai da tuo sonno?
Proverbi 6:9



C’era una volta un bue che, ogni pomeriggio, trovava un grande piacere nel portare a passeggio la propria pancia. Certo, si alzava prima dell’alba per arare i campi, ma dopo un paio di ore ritornava nella stalla, mangiava, beveva e, nel pomeriggio…  beh,  per lui era un motivo di ansia il solo pensare a come impiegare il pomeriggio… pertanto il bue portava a spasso la sua pancia, tenendo lo sguardo verso terra e senza alcun pensiero che gli frullasse nel cervello. 

Un pomeriggio gli capitò di vedersi scorrere sotto gli occhi file di formiche, indaffarate nel trasporto di cibo e ben organizzate fra loro. Da quel giorno e per alcuni mesi seguenti, egli le osservò con così tanta attenzione che alla fine imparò a riconoscerle una ad una, sapeva quale di loro era in grado di trasportare voluminose molliche di pane e chi invece preferiva leggere briciole di crosta,chi era specializzata nell’ispezione e dissezione dei cadaveri di mosca e chi, solitamente più piccole e veloci, costituiva l’avanguardia e la retroguardia del corteo. Dopo mesi di osservazione cominciò a pensare alla propria vita vuota, ai pomeriggi inutili che viveva, al tempo che aveva perso in tutta la sua vita e ad un certo punto disse “BASTA! Non andrò più in giro a vuoto, senza meta, pensando solo alla mia pancia!” Il solo formulare queste parole e questa decisione lo fece star meglio, anzi, si sentì orgoglioso della sua decisione, quindi proseguì dicendo ad alta voce: “ L’osservare tutte quelle formiche indaffarate e organizzate mi dà il capogiro. Sarà meglio che da oggi in poi, il pomeriggio lo passi  facendo un salubre e riposante sonnellino!”

Forse molti di noi sorrideranno davanti a questa storiella, ma la pigrizia è un male che può colpire ognuno di noi. La pigrizia non sopporta l’operosità altrui tanto quanto l’avarizia odia la vista della generosità e l’immoralità detesta sentir parlare della purezza e moralità stabilita e desiderata da Dio. È un principio su cui riflettere: di solito detestiamo vedere in altri ciò che noi non vogliamo fare, ma che sappiamo benissimo che dovremmo fare. Molti odiavano Gesù per questo: il suo stile di vita svergognava il loro. Oggi, se sai di dover cambiare qualcosa nella tua vita, non chiuderti nella “stalla”, non spegnere il tuo cervello e non mettere a tacere la tua coscienza con la voce del mondo, ma abbi il coraggio di cambiare!  Datti una mossa, perché non sai quanto tempo ancora Dio ti concede su questa terra (e lascia perdere gesti scaramantici, che non servono a nulla).

Rallègrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, 
e gioisca pure il tuo cuore 
durante i giorni della tua giovinezza; 
cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore 
e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; 
ma sappi che, per tutte queste cose, 
Dio ti chiamerà in giudizio! 
Bandisci dal tuo cuore la tristezza, 
e allontana dalla tua carne la sofferenza; 
poiché la giovinezza e l'aurora sono vanità. 
Ma ricordati del tuo Creatore 
nei giorni della tua giovinezza, 
prima che vengano i cattivi giorni 
e giungano gli anni dei quali dirai: 
«Io non ci ho più alcun piacere».
Ecclesiaste 12:1-3

venerdì 10 agosto 2012

Tra i banchi di scuola



Nel Principio Dio ... 
Genesi 1:1

Un professore universitario sfidò gli studenti del suo corso ponendo loro questa domanda: “Veramente è stato Dio a creare tutto ciò che esiste?”.Uno studente rispose con coraggio: “Sì, è stato Dio”. “Ma ha creato proprio tutto?”, ribatté il professore.“Sì, signor professore” rispose il giovane.Al che il professore aggiunse: “Se Dio ha creato tutto, allora è stato sempre Lui a creare il male, perché il male esiste, quindi, Dio è cattivo”.A tale risposta, lo studente non seppe più cosa rispondere, ed il professore, contento, si vantava di avere provato un’altra volta che la fede cristiana era soltanto un mito.

Fu allora che un altro studente alzò la mano e chiese: “Posso fare qualche domanda?”.“Certamente!”, rispose il professore.Il giovane disse: “Professore, esiste il freddo?”.“Ma che domanda? Certo che esiste, lei non ha mai avuto freddo?”.Il giovane rispose: “In realtà, signore, sappiamo che il freddo non esiste perché, secondo le leggi della fisica, quello che noi consideriamo freddo, in effetti, è assenza di caldo. Tutti i corpi diventano inerti, incapaci di reagire, ma il freddo non esiste, abbiamo creato noi quel termine per descrivere come ci sentiamo se non abbiamo caldo”.Il giovane chiese ancora: “Professore, secondo lei, il buio esiste?”.Il professore rispose: “Certo che esiste!”.Lo studente aggiunse: “Secondo le leggi della fisica, però, il buio non è altro che assenza di luce. Possiamo, infatti, studiare la luce, ma non il buio. Anche un semplice raggio di luce illumina le tenebre e la superficie che colpisce. Si può sapere quanto buio c’è in un determinato spazio, soltanto in base alla quantità di luce presente in quello spazio. Buio è un termine che l’uomo ha sviluppato per descrivere quello che succede quando non c’è luce”.

Alla fine, il giovane concluse: “Secondo queste teorie appena enunciate, neanche il male esiste, o, almeno, non esiste di per sé. Il male è semplicemente l’assenza del bene. È, come nei casi precedentemente analizzati, un termine che l’uomo ha creato per descrivere l’assenza del bene. Dio non ha creato il male, non è come la fede o l’amore che esistono come esistono il caldo e la luce. Il male, in definitiva, è il risultato dell’assenza di Dio nei cuori degli uomini, proprio come si ha il freddo in assenza di caldo o il buio in assenza di luce”.A quel punto, il professore, dopo aver abbassato il capo, rimase in silenzio, pensando alle parole del giovane Albert Einstein.