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Irena Sendler a 32 anni |
Leggete la storia di questa donna, imparate da lei
e ricordatela per sempre!
Irena
Sendler nacque in una famiglia polacca nella periferia operaia di Varsavia. Il
padre, Stanisław Krzyżanowski, era medico e morì di tifo nel febbraio 1917, dopo
aver contratto la malattia mentre assisteva ammalati che altri suoi colleghi si
erano rifiutati di curare. Molti di questi ammalati erano ebrei: dopo la sua
morte, i responsabili della comunità ebraica di Varsavia si offrirono di pagare
gli studi di Irena come segno di riconoscenza. Terminati gli studi, cominciò a
lavorare come assistente sociale nelle città di Otwock e Tarczyn. Durante la
Seconda Guerra Mondiale si trasferì a Varsavia e cominciò ad impegnarsi per
salvare gli Ebrei dalla persecuzione: con altri collaboratori, riuscì a
procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare famiglie ebraiche.
Nel
1942 Irena entrò a far parte della Resistenza Polacca con lo scopo di salvare
più Ebrei possibili. Come dipendente dei servizi sociali della
municipalità, Irena ottenne un permesso speciale per entrare nel Ghetto alla
ricerca di eventuali sintomi di tifo (i tedeschi temevano che una epidemia avrebbe
potuto spargersi anche al di fuori del Ghetto stesso). Durante queste visite,
la donna portava sui vestiti una Stella di Davide come segno di solidarietà con
il popolo ebraico, come pure per non richiamare l'attenzione su di sé.
Irena,
il cui nome di battaglia era "Jolanta", insieme ad altri membri della
Resistenza, organizzò così la fuga dei bambini dal Ghetto. I bambini più
piccoli vennero portati fuori dal Ghetto dentro ambulanze o altri veicoli. In
altre circostanze, la donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche
e fognature: entrata nel ghetto con un furgone, riusciva a portarne fuori
alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o alcuni
bambini più grandi chiusi in un sacco di juta. Nel retro del camion teneva
anche un cane addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano,
e a coprire così il pianto dei bambini.Fuori
dal Ghetto, Irena forniva ai bambini dei falsi documenti con nomi cristiani, e
li portava nella campagna, dove li affidava a famiglie cristiane. Irena Sendler
annotò i veri nomi dei bambini accanto a quelli falsi e seppellì gli elenchi
dentro bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino,
nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori.
Nell’ottobre
1943 Irena venne arrestata dalla Gestapo: fu sottoposta a pesanti torture (le
vennero spezzate gambe e braccia, tanto che rimase inferma a vita), ma non
rivelò ma il suo segreto. Condannata a morte, venne salvata dalla rete della Resistenza
Polacca, che riuscì a corrompere con denaro i soldati tedeschi che avrebbero
dovuto condurla all'esecuzione. Il suo nome venne così registrato insieme con
quello dei giustiziati, e per i mesi rimanenti della guerra visse
nell'anonimato, continuando però a organizzare i tentativi di salvataggio di
bambini ebrei.
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La Sendler con alcune persone da lei salvate quando erano
bambini
(Varsavia, 2005)
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Terminata
la guerra e l'occupazione tedesca, i nomi dei bambini vennero consegnati ad un
Comitato Ebraico, che riuscì a rintracciare circa 2.000 bambini, anche se gran
parte delle loro famiglie erano state sterminate a Treblinka e negli altri
lager. Nel
1965, Irena Sendler venne riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme come una
dei Giusti tra le nazioni. Soltanto in quell'occasione il governo comunista le
diede il permesso di viaggiare all'estero, per ricevere il riconoscimento in
Israele.
La
storia della vita della Sendler venne riscoperta nel 1999 da alcuni studenti di
un college del Kansas che hanno lanciato
un progetto per fare conoscere la sua vita e il suo operato a livello
internazionale. Il
10 ottobre 2003 essa ricevette la più alta decorazione civile della Polonia,
l'Ordine dell'Aquila Bianca, e il premio Jan Karski "Per il coraggio e il
cuore", assegnatole dal Centro Americano di Cultura Polacca a Washington,
D.C. Nel
2007, l'allora Presidente della Repubblica di Polonia Lech Kaczyński, avanzò la
proposta al Senato del suo Paese perché fosse proclamata eroe nazionale. Il
Senato votò a favore, all’unanimità. Invitata all'atto di omaggio del Senato il
14 maggio dello stesso anno, all'età ormai di 97 anni, non fu in grado di
lasciare la casa di riposo in cui risiedeva, ma mandò una sua dichiarazione per
mezzo di Elżbieta Ficowska, che Irena stessa aveva salvata da bambina. Il
nome di Irena Sendler venne anche raccomandato dal Governo polacco per il
premio Nobel per la pace, con l'appoggio ufficiale dello Stato di Israele
espresso dal suo primo ministro Ehud Olmert (anche se queste nomine dovrebbero
essere mantenute segrete). Alla fine tuttavia, il premio venne assegnato a Al
Gore.
Irena
Sendler si è spenta il 28 maggio 2008, ma i suoi sacrifici, la sua fatica e i
bambini che ha salvato a rischio della vita non dovrebbero mai essere
dimenticati.
«
Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza
su questa terra,
e non un titolo di gloria »
(Dalla lettera di Irena al Parlamento polacco)