Mamma mia, è passato un mese dall’ultimo post… sono successe tante cose in
questo mese, alcune piacevoli, altre tristi, come la morte di una delle mie più
care amiche, Daniela.
Daniela ha sofferto tanto nella vita, sin da quando era bambina, però,
onestamente, l’ho sentita poche volte lamentarsi. Abbiamo passato dei momenti
fantastici insieme, alcuni dolorosi, altri gioiosi, comunque sempre vissuti onestamente
e intensamente. Alcune volte sono andata a trovarla in Germania, dove ha
vissuto negli ultimi anni con il marito e tre bellissimi figli. Nel corso di
quelle visite, ho lodato Dio per le benedizioni con cui l’ha inondata. I suoi ultimi
mesi di vita sono stati i più dolorosi dal punto di vista fisico, ma la comunione
e l’intimità che ha goduto in quei mesi di sofferenza con il marito hanno dato
loro la forza di affrontare l’incertezza del futuro e, alla fine, la loro
profonda fede in Dio li ha accompagnati nell’affrontare insieme l’ultimo
viaggio di Daniela, il passaggio da questa realtà all’eternità con Dio.
Molto spesso siamo così impegnati a brontolare, lamentarci, pensare alle
nostre difficoltà della vita, che non ci rendiamo conto e non godiamo le benedizioni
di Dio. In questi giorni ho letto alcuni stralci due lettere scritte da due giovanissime ragazze lasciate “in eredità” ai loro genitori. Mi hanno
fatto molto riflettere e incoraggiato a smettere di lamentarmi e a iniziare
invece a lodare Dio e ringraziarlo per i molteplici doni immeritati che rinnova
ogni giorno nella nostra vita. Spero che queste lettere avranno lo stesso
effetto su di te.
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“Come è la
tua relazione con Dio? Hai pregato adorato letto la Bibbia o sei recentemente
andata a servire il Signore? Se non lo hai fatto, alzati e fallo subito! Non mi
interessa in quale situazione ti trovi, FALLO! Egli è stato abbattuto,
torturato, vilipeso, e crocifisso per te! Un uomo senza peccato, che non ha mai
fatto male ne a te ne a nessun altra persona!” Taylor Smith
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I familiari di Kayla Mueller, 26
anni, originaria dell'Arizona, Kayla era stata rapita nell'agosto del 2013
mentre era in Siria con l'organizzazione umanitaria Support to Life; le
trattative per il suo rilascio, proseguite per mesi senza esito, hanno avuto
come unico risultato la conferma della sua esistenza in vita con una lettera,
scritta di suo pugno un anno fa. Una lettera che i familiari hanno deciso di
diffondere insieme alla notizia della morte di Keyla. Nella lettera Kayla dice
di essere stata trattata "con rispetto e la massima gentilezza" e di
soffrire per "la consapevolezza della sofferenza" a cui ha sottoposto
i familiari.
«La mamma mi ha sempre detto che alla fine l'unica cosa che ti resta
davvero è Dio. Sono arrivata a quel punto in cui, in tutti i sensi, mi sono
arresa al nostro Creatore, perché non c’era letteralmente nessun altro... e
grazie a Dio e alle vostre preghiere mi sono sentita teneramente cullata nella
caduta libera. Nelle tenebre mi è stata mostrata la luce e ho imparato che
persino in prigione si può essere liberi (…) Mi sento grata. Ho capito che c’è del buono in ogni situazione, a volte
dobbiamo solo cercarlo. Prego ogni giorno che se non altro abbiate sentito un
certo senso di vicinanza e che vi arrendiate a Dio anche voi, e che abbiate
formato un legame d’affetto e sostegno tra di voi (…) Vi prego di avere
pazienza, date il vostro dolore a Dio... Non abbiate paura per me, continuate a
pregare come faccio anch'io e, se Dio vorrà, presto saremo di nuovo insieme».
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