Lunedi mattina sono uscita molto presto, a digiuno e
di corsa. Dovevo fare un esame del sangue al centro di Perugia. Alla fermata
del bus primo inconveniente: mascherina dimenticata e senza non si può
giustamente salire sui mezzi pubblici. Alla mia esclamazione di disperazione un
giovane, perfettamente sconosciuto, mi dice: “Non preoccuparti, ne ho
qualcuna nuova nello zaino…” e me ne regala una. PRIMO GESTO DI GRANDE
GENTILEZZA DELLA GIORNATA. Salgo sul bus, il biglietto non funziona. L’autista
mi fa notare che le corse a mia disposizione sono esaurite e lui non può
giustamente vendere biglietti cartacei, causa regolamento anti-covid. “E mo’
come faccio?” L’autista: “Vai pure, non preoccuparti.” SECONDO GESTO
DI GRANDE GENTILEZZA DELLA GIORNATA. Beh, potrei continuare così per tutta la
pagina, perché, prima del mio rientro a casa, un’ora e mezza dopo, sono stata
oggetto di tanti piccoli gesti di GRANDE GENTILEZZA che mi hanno riscaldato il
cuore e spinta a ringraziare Dio per quelle persone così gentili e altruiste.
Vorrei ricordare anche Aldo, un anziano signore molto ma molto gentile che ha
offerto a me e a Elinea, mia collega di camminate, prugne colte da lui stesso al
momento in cui siamo passate davanti al suo terreno. E Elinea stessa, che ogni
volta che vede una donna anziana in difficoltà le dà un passaggio o l’aiuta a
portare la spesa a casa.Alcuni anni fa ricevetti una rosa da un giovane della mia chiesa, molto più giovane di me, Raphael. Quando gli chiesi il perché, mi rispose: "Così, perché mi va di donartela." La conservo ancora in ricordo del suo PICCOLO E GENTILE GESTO.
PICCOLI GESTI DI GRANDE GENTILEZZA MIGLIORANO LE GIORNATE DI CHI LI OFFRE E DI CHI LI RICEVE. Non siete d’accordo anche voi? Qualcuno ha detto che la gentilezza e l’educazione fanno bene al corpo e alla testa, migliorano l’umore, rafforzano le relazioni umane e allungano la vita di coppia. Marco Aurelio, filosofo e imperatore romano, definì la gentilezza “la gioia dell’umanità”. Personalmente credo che la gioia dell’umanità si trovi in realtà nella relazione con Dio, l’unico vero Dio, però credo che un pizzico di gentilezza in più nella nostra vita, cristiani o non cristiani, possa rendere la vita meno dura.
Definizione dal Vocabolario Treccani: “affabilità, affettuosità, amabilità, carineria, civiltà, cordialità, cortesia, educazione, urbanità.” Contrari: “maleducazione, insolenza, arroganza, cafoneria, inciviltà, inurbanità, maleducazione, scortesia, scostumatezza, sgarbataggine, villania.” Ho letto che tanti (troppi) anni fa, una delle materie che insegnavano a scuola era la classe “Buone maniere”, quindi come imparare a essere gentili in casa, con gli amici, al lavoro, per la strada.
La gentilezza è contagiosa: se tu tratti una persona con la massima cortesia e se ti guardi intorno alla ricerca di persone che hanno bisogno di un sorriso, (anche nascosto dalle mascherine ma trasmesso con gli occhi e con le parole) persone che aspettano anche sono una parola di incoraggiamento, un aiuto pratico, quelle stesse persone, a loro volta, potrebbero essere propense a essere anche loro gentili e altruiste. Basta uno sguardo torvo, una parola brusca, uno sfottò fuori luogo e si rovina l’atmosfera in casa e ovunque.
Secondo una ricerca dell’associazione Gentietude che promuove uno stile di vita fondato sulle buone maniere, in quasi la metà delle famiglie italiane sono state rimosse le parole Grazie, Per favore, Posso? Cancellate, disintegrate. Sono fuori moda, arcaiche… ma vanno riscoperte, e non solo quelle, e non solo a parole. Non dobbiamo dimenticare che la gentilezza non è solo un gesto da galateo o un “per piacere, grazie, buongiorno, buonasera, auguri, ecc…” Nella Bibbia, nel Libro di Proverbi, Dio dice tramite Salomone che “Le parole gentili sono un favo di miele; dolcezza all'anima, salute alle ossa.” (Proverbi 16:24) Nel Nuovo Testamento, l’apostolo Paolo, anch’egli portavoce di Dio, ci ricorda che “Il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.” Purtroppo spesso è più facile essere gentili per la strada con degli sconosciuti, che a casa propria con i propri familiari. Triste ma vero.
Anche se le parole gentili sono importanti e salutari, non bastano, perché posso anche dire le parole giuste con un atteggiamento sbagliato o con un cuore arrogante e egocentrico. Non basta andare a scuola di buone maniere quando nel mio cuore è radicato l’egoismo. Ho bisogno di un nuovo cuore e una nuova prospettiva per essere gentile dentro e fuori. Ho bisogno di un punto di riferimento stabile, un esempio concreto e reale da imitare.
Qualche tempo fa, nel corso di un telegiornale, ho sentito parte di una predica da un uomo molto religioso che incoraggiava la congregazione di uditori a essere gentili, altruisti, generosi, ospitali verso i poveri, i terremotati e i profughi. Dal suo podio e dalla sua casa di ricchezza e lusso incoraggiava gli altri senza mettere in gioco sé stesso, senza aprire il proprio portafoglio o scendere lui stesso a soccorrere i poveri, anche se ha i mezzi e la possibilità. Belle parole, cattivo esempio!
L’esempio perfetto di gentilezza, mansuetudine, bontà, la troviamo nel nostro Signore Gesù Cristo. Se siamo autentici seguaci di Cristo Gesù, ogni giorno, in ogni gesto, pensiero, atteggiamento dobbiamo trasmettere la Sua divina gentilezza. L’apostolo Paolo si riferiva alla gentilezza di Gesù quando scrisse: “Io, Paolo, vi esorto per la mansuetudine (o gentilezza) e benignità di Cristo.” (2 Corinzi 10:1)
Quando cerchiamo di vivere la Parola di Dio nel nostro desiderio di diventare più simili a Gesù, spesso preghiamo di avere umiltà, pazienza, autocontrollo, di poter resistere ai nostri peccati ricorrenti e così via, tuttavia non preghiamo quasi mai di diventare gentili – almeno questo è quello che succede a me. Il Nuovo Testamento usa diverse parole greche per indicare la gentilezza. La prima epieikeia, è generalmente tradotta con gentilezza e trasmette un tipo di mentalità premurosa, considerata, opposta a quella che esige con veemenza i propri diritti. La seconda parola greca usata per indicare gentilezza è praotēs, che Paolo usa nel suo elenco dei frutti dello Spirito Santo. Ci vuole la potenza dello Spirito Santo per parlare in maniera gentile, specialmente quando veniamo trattati male o ingiustamente. La gentilezza è forza sotto controllo. In moltissime situazioni Gesù ci ha dimostrato la forza della Sua gentilezza in azione, dalla prima pagina all’ultima dei 4 Vangeli. Gesù trattava con gentilezza ogni peccatore che si gettava ai suoi piedi per chiedere perdono, dalle prostitute ai ladri religiosi; Egli si lasciava toccare da donne impure e da lebbrosi; rispondeva con mansuetudine ai Suoi accusatori; anche sulla croce dimostrò amore, perdono e gentilezza verso i Suoi carnefici. Possiamo usare le nostre parole e le nostre azioni per ferire gli altri, umiliarli o scoraggiarli. Oppure, usando gentilezza, possiamo incanalare quella forza per aiutarli, incoraggiarli e influenzarli per il bene. Anche quando abbiamo bisogno di correggere o disciplinare qualcuno, possiamo farlo in maniera amorevole e incoraggiante.
Qualcuno ha detto: “La gentilezza è spesso considerata sinonimo di mansuetudine e le cose si assomigliano. Una differenza, comunque, è che la gentilezza è una caratteristica attiva che descrive il modo in cui trattiamo gli altri; mentre la mansuetudine è una caratteristica passiva che indica la risposta che diamo quando gli altri ci trattano male. La mansuetudine è mitezza, forza controllata, che include la capacità di sopportare rimproveri e sgarbi senza risentirsi. La gentilezza è un’attività che dimostra bontà e cortesia per gli altri, trattando le persone in una maniera gentile che indica premura e sincero interesse nei loro confronti.”
La gentilezza si manifesta nell’essere rispettosi, cortesi, teneri, premurosi. È avere un carattere mite e cercare di far sentire le persone intorno a noi felici, amate e ben curate. Una persona gentile ha un carattere dolce, premuroso e cordiale. Proverbi 15:1: “La risposta dolce calma la collera, ma la parola pungente eccita l’ira.”
Essere gentili non significa essere creduloni o ingenui. Gesù disse ai suoi discepoli di essere prudenti come serpenti e dolci come colombe (Matteo 10:16) Non dobbiamo permettere alla gente di approfittare di noi e manipolarci per i loro scopi. Non dobbiamo nemmeno cedere di fronte agli altri su soggetti a proposito dei quali dovremmo essere fermi e irremovibili. Ma possiamo avere un approccio gentile, anche quando prendiamo una posizione su una questione morale. Se vogliamo diventare sempre più simili a Gesù, dovremmo essere noti per la nostra gentilezza. Gesù disse: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto (gentile) e umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime.” (Matteo 11:29)
Come si manifesta la gentilezza? Evita parole brusche e modi sbrigativi; cerca di interagire con tutti con sensibilità e rispetto, dimostrando cortesia. Quando è necessario, cerca di cambiare un’opinione sbagliata con la persuasione e la dolcezza invece che con l’autorità o l’intimidazione.
L’apostolo Paolo disse: “Io dunque, che sono in prigione per servire il Signore, vi raccomando di vivere e d'agire in modo degno di chi è stato scelto per ricevere tali benedizioni! Siate sempre umili e gentili, pazienti l'uno verso l'altro, e sopportate i reciproci errori con amore. Fate sempre tutto il possibile per rimanere uniti col vincolo della pace nello Spirito Santo.” (Efesini 4:1-3)
A volte è più difficile essere gentili con le persone che ci sono più vicine. Sviluppiamo troppa familiarità e vediamo tutti i giorni i loro difetti e le loro abitudini fastidiose. Possiamo diventare irascibili, sgarbati, impazienti e rudi. Ma la nostra famiglia, le persone che amiamo di più, meritano da noi gentilezza, pazienza, premura e considerazione, È utile ricordarci che anche noi abbiamo difetti, abitudini e idiosincrasie in abbondanza, che gli altri sono abbastanza gentili da ignorare o sopportare
Forse dovremmo chiederci com’è il frutto della gentilezza nella nostra vita e nei nostri rapporti con gli altri. Io me lo sto chiedendo spesso e, grazie a Dio, sono pronta a riconoscere la mia arroganza e egocentrismo e confessarli come peccati. I nostri atteggiamenti e le nostre azioni, il nostro comportamento e la nostra conversazione manifestano gentilezza? Se non è così, ci impegneremo a pregare e ad agire con decisione per coltivare questo frutto dello Spirito? Io lo desidero con tutto il cuore.
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