Vi
è mai capitato di “litigare” con Dio?
A me sì!
Non so voi, ma sin da bambina
sono sempre stata una persona irascibile, pronta ad alzare la voce e al
bisticcio. Quando a casa mia litigavamo, straparlavamo alzando la voce,
convinti che, un tono di voce alto, ti porta alla vittoria verbale. Da grande,
quando avevo già conosciuto il Signore, non ho perso automaticamente il vizio
di straparlare o alzare la voce quando discutevo. Ricordo, in modo particolare,
un periodo natalizio in cui mia sorella ed io avemmo una discussione su un
determinato argomento. Avevo completamente torto e l’avevo aggredita
brutalmente con le mie parole. Poi mi pentii e le chiesi perdono. Lei era ed è
molto più saggia di me, quindi, mentre io volevo ad ogni costo chiarire la
situazione immediatamente e con le mie parole, lei preferiva il silenzio,
sbollire con una passeggiata e quindi, una volta calma, chiarire e perdonare
nel modo giusto. Io: “La Bibbia dice che
il sole non deve tramontare sul nostro cruccio, quindi parla… dì qualcosa…”
e via dicendo. Annalisa in silenzio ed io: “Parla…
parla…”. Alla fine lei uscì da casa con queste parole: “C’è ancora tempo per il tramonto…”, in effetti, era appena
iniziato il pomeriggio… Grazie a Dio oggi sono migliorata da quel punto di
vista (almeno spero!)
Ho tanta compassione per Giona il
profeta: poverino, Dio gli aveva chiesto di andare dalla popolazione più
crudele e cattiva della sua epoca per annunciare il giudizio e offrire loro una
via di salvezza; poi Dio aveva disciplinato la sua disubbidienza facendogli
passare tre giorni e tre notti dentro la pancia di un grosso pesce (immaginate
la puzza, i succhi gastrici ed eventuali liquami dentro quel ventre negli
abissi marini). Finalmente Giona pentito, loda e adora Dio, quindi è vomitato
dal pesce (di nuovo, immaginate di essere coperti di vomito verde o
giallognolo) infine, dopo una bella doccia, sottomesso a Dio, s’incammina verso
Ninive. Per 40 giorni e 40 notti predica il giudizio di morte e, in seguito,
anziché fare festa per centinaia di uomini, donne, bambini, lattanti, anziani e
animali coperti di cenere e sacco in dimostrazione di pentimento e supplica a
Dio, mette il broncio perché Dio aveva graziato l’intera popolazione, anziché
punirli con un castigo che, secondo lui, meritavano. “Giona ne rimase molto contrariato e, preso da sdegno, pregò: «Signore, già prima di partire da casa, lo
dicevo che sarebbe andata a finire così. Ecco perché ho cercato di fuggire
verso Tarsis! Lo sapevo che sei un Dio misericordioso e buono, molto paziente e
benevolo, pronto a perdonare e tornare sulle tue decisioni e a non punire.
Quand'è così, Signore, tanto vale farmi morire. Per me è meglio morire che
vivere»”. E Dio rispose a Giona: “Fai bene
a irritarti così?” Conoscete la storia, vero? Dio continuò con il Suo
addestramento al profeta imbronciato e, in seguito, Giona rispose a Dio: “Sì,
faccio bene a irritarmi così, fino a desiderare la morte!” (Giona 4) Vi siete mai sentiti come Giona?
Io sì. In alcune occasioni mi sono arrabbiata con Dio, anche Asaf (Salmo 73) ha
avuto il suo momento di discussione con Dio.
Ci sono situazioni che non
comprendiamo e abbiamo difficoltà di accettare: una delle tue migliori amiche
intubata che lotta tra la vita e la morte, con tre figli e un marito in ansia;
una persona cara che combatte il cancro; tu, che non hai un lavoro, fatichi ad
arrivare alla fine del mese e combatti una malattia che devi curare con farmaci
molto costosi; centinaia di cristiani sterminati in modo crudele e in pubblico
da estremisti fanatici religiosi… devo continuare? Certamente no… Che dire poi
quando leggiamo nella Bibbia di ciechi che recuperano la vista, morti
risuscitati, zoppi che camminano mentre la persona che ami, o anche te, state
combattendo con una malattia cronica, devastante e dolorosissima? Hai pregato
per mesi, supplicato, pianto, gridato a Dio e magari litigato con Dio e non
vedi nessuna risposta… Ti suona familiare tutto questo?
Amo Dio perché ha tanta pazienza con me,
accetta tutti i mei sfoghi, le mie proteste, ha pagato per tutti i miei peccati
e, dopo tanti anni, ancora con una voce dolce e amorevole mi dice: “Maria
Luisa, fai bene a irritarti cosi?” ed io cocciuta: “Sì, Signore, faccio bene e mi
arrabbierò ancora di più.” è
ovvio, comunque, che non faccio bene ad arrabbiarmi con Dio, sia perché Lui ha
sempre ragione ed io torto, sia perché io non posso vedere oltre al mio naso,
quindi non riesco a vedere nemmeno una molecola di quanto Lui stia facendo nel
cuore delle persone o quanto sia perfetto il Suo piano eterno per tutti noi,
anche per quei poveri cristiani sterminati a causa della loro fede.
Che fare, dunque? Chiedere a Dio perdono
per il broncio e forza per non mollare e andare avanti giorno dopo giorno; non
indurire i nostri cuori, ma rimanere malleabili nelle mani del Signore. Per me,
camminare per fede significa rispondere in ubbidienza alla rivelazione del
carattere e dell’opera di Dio, rivelataci soprattutto nelle Scritture, camminare
per fede nonostante circostanze o sentimenti contrastanti, fidarsi di un Dio
che non ha esitato a morire al mio posto sulla croce, e infine, cantare con
Asaf: “Ma io sarò sempre con te: tu mi hai preso per mano, con il tuo consiglio mi guiderai e poi mi riceverai
nella gloria. Chi ho in cielo all'infuori di te? Con te, null'altro desidero
sulla terra! Anche se il corpo e la mente vengono meno, tu sei la
roccia della mia vita, la mia ricchezza per sempre, o Dio.” (Salmo
73:23-26)
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