Qualche tempo fa ho
avuto un paio di giorni di autocommiserazione e grande solitudine: ero
particolarmente stanca, quindi un po’ vulnerabile emotivamente. Vedevo intorno
a me famiglie felici pronte a partire per le vacanze, coppie che felicemente
fidanzate o sposate, mamme orgogliose dei loro marmocchietti… tutti scenari che
io, essendo single, non stavo vivendo e con zero prospettive di viverli a breve
tempo. Quindi ecco sopraggiungere l’autocommiserazione e il piagnisteo davanti
a Dio. Grazie a Dio, dopo tanti anni di crescita cristiana, Egli mi concede
solo due, o tre giorni al massimo, di lamentele, poi mi dice di farla finita. Proprio
in quei giorni avevo intrapreso uno studio personale, versetto per versetto,
della 1° Lettera di Pietro e ricordo che mi colpì in modo particolare questo
versetto: “Perciò voi esultate anche se
ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti
da svariate prove…” (1
Pietro 1:6)
Uno studioso delle
Scritture ha dato questa definizione al termine biblico di prove:
“Preoccupazioni
e difficoltà che minano o distruggono la pace, la calma, la gioia e la felicità
nella vita di qualcuno. La forma verbale ebraica significa mettere qualcuno o
qualcosa alla prova al fine di scoprire la vera natura di quella persona o la
qualità di un determinato oggetto. Dio permette che il credente subisca o attraversi
alcune prove al fine di valutare e aumentare la forza e la qualità della sua
fede, dimostrandone così il valore.”
Attraverso gli anni e
grazie alle Scritture ho imparato tante cose riguardo alle prove che i figli di
Dio devono necessariamente affrontare. La bellezza della Bibbia è che più la
leggi e più scopri nuovi e preziosi tesori. Io la leggo da 40 anni e non ho ancora
scoperto nemmeno un decimo di quanto essa ci possa insegnare. Studiando questo
versetto, e affiancandolo ad altri che trattano lo stesso argomento, ho
scoperto almeno 5 principi fondamentali (ce ne sarebbero tanti di più) riguardo
le prove e che, come dice Pietro, mi hanno portato a esultare, gioire e
ringraziare Dio.
Le
prove non durano per sempre, e nemmeno il dolore che esse provocano, solo un “breve tempo”. Certo, per chi deve
affrontare una malattia cronica che dura da tanti anni o per chi ha perso una
persona cara il termine “breve tempo” non
ha molto senso. Per chi non è sposato, che sia single o vedovo/a, passare tutto
il resto della vita da solo/a non è un breve tempo. Ma se guardiamo la nostra
vita con la prospettiva dell’eternità, allora sì che le cose cambiano. Che cosa
sono 50, 60, 90 anni a confronto con un’eternità di eterna felicità con il
nostro Signore Gesù? Quindi, aggiustiamo la nostra prospettiva e mettiamo a
fuoco ciò che conta veramente per Dio.
Le
prove, nella vita di chi ama veramente Dio, “sono
necessarie”, hanno uno scopo ben
preciso nelle mani di nostro Padre Celeste. Lui ha sotto controllo ogni cosa e
ogni persona, niente Gli sfugge e nel Suo piano non ci sono incidenti di
percorso. Dio ha un piano per ognuna di noi e, dato che ci conosce bene, sa che
abbiamo bisogno di prove per realizzare il suo meraviglioso piano.
Le
prove causano “sofferenza e afflizione”.
Non facciamo le stoiche, le prove non ci piacciono perché ci fanno soffrire,
sia che siano prove fisiche che emotive. In Ebrei è scritto che anche il Figlio
di Dio ha implorato con lacrime e pianto per la liberazione della prova e Dio
lo ha esaudito dandogli la forza di affrontarla. La prova ci fa soffrire e
piangere, ammetterlo non è un segno di debolezza o di mancanza di fede,
possiamo dare a Dio tutto il nostro dolore e Lui è in grado di asciugare le
nostre lacrime e affrontare il dolore al nostro fianco.
Le
prove sono “svariate e personalizzate”, si
presentano in svariate forme e non sono le stesse per tutti. Ciò che per te è
una prova grossa da affrontare potrebbe non esserlo per me. Dio permette le
prove su misura di ognuna di noi. Essere consapevoli di questo ci permette di
non criticare o sminuire il dolore o la sofferenza altrui. Il “pensa a chi sta peggio di te” non è
assolutamente una formula di conforto e, per esperienza personale, non ti fa necessariamente
sentire meglio.
Le
prove possono minare la serenità nella vita di un credente, ma non dovrebbero
distruggere la “gioia” che deriva dal
rapporto personale del credente stesso con il suo Dio, costruito giorno per
giorno. Se io, nei momenti in cui non sto affrontando la prova, ogni giorno mi
nutro della Parola di Dio, parlo continuamente con Dio, frequento altri
credenti che mi permettono di crescere e vivere la comunione fraterna, quando
arriverà la prova (e ti garantisco che arriva per tutti i veri credenti) io non
perderò la gioia del e nel Signore. Soffrirò, griderò, mi lamenterò, piangerò
per breve tempo, ma alla fine sperimenterò una gioia inspiegabile per coloro
che non conoscono Dio.
John Newton, autore del
meraviglioso inno “STUPENDA GRAZIA”SCRISSE:
“Le
svariate prove sono le medicine che il nostro Dio, Saggio e Pieno di Grazia ci
prescrive.” Non so quale sia la tua medicina/prova
in questo momento, io ne ho sperimentate tante attraverso gli anni: malattie,
lutto, interventi chirurgici, solitudine, delusioni da persone amate, ecc… ma
ti garantisco che sono state tutte necessarie, monitorate da Dio, su misura per
me, indispensabili per farmi diventare la donna che sono oggi.
Salmo 68:19
Sia benedetto il Signore!
Giorno per giorno porta per noi il nostro peso,
il Dio della nostra salvezza.
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