venerdì 15 maggio 2020

Il Casato dei Cini



Confida nel Signore e fa' il bene; 
abita il paese e pratica la fedeltà. 
Trova la tua gioia nel Signore,
ed Egli appagherà i desideri del tuo cuore. 
Riponi la tua sorte nel Signore; 
confida in Lui, ed Egli agirà.  
Egli farà risplendere la tua giustizia 
come la luce, e il tuo diritto 
come il sole di mezzogiorno.
Sta' in silenzio davanti al Signore, 

e aspettalo.

Salmo 36:3-7

Oggi ho deciso di curiosare fra antichi scritti storici riguardanti il nostro cognome: CINI. Ho scoperto che in Italia ci sono attualmente circa 1.151 Cini e che questo cognome deriva da un casato nobile di conti e baroni e che “si è costruito con le proprie mani”. La fortuna della famiglia Cini iniziò da tre rampolli che decisero di costruire la propria fortuna: Iacopo, Giuseppe e Orazio. Quello che mi ha colpito di più è proprio Orazio Cini, di professione macellaio, totalmente analfabeta tanto da non saper neppure firmare i contratti che stipulava; riuscì a sposare Maddalena di Simone Guerri, figlia di un mezzadro benestante del podere granducale de "La Casina", adiacente a quello in cui lavorava il padre Lorenzo Cini, e dove la coppia andò ad abitare tra il 1767 e il 1768. In quel periodo, grazie alla dote della moglie, Orazio acquistò due case confinanti che, una volta ristrutturate, si trasformarono in una palazzina di 16 stanze, più un’area utilizzata come bottega. L'operazione gli costò in tutto la bellezza di 380 scudi. Tra il 1772 e il 1774, il palazzo venne ulteriormente allargato con l'acquisto di altre due case confinanti; fu una bella speculazione immobiliare, che si rivelò funzionale alla nascita di 7 figli tra il 1768 e il 1780. La storia narra che i tre rampolli Cini diventarono estremamente ricchi in poco più di vent'anni e furono sospettati di usura, falso in bilancio e corruzione di pubblici ufficiali, fra altre cose. 

Tanti anni fa, con mio fratello, visitammo i Musei Vaticani e scoprimmo un’area intera dedicata alle donazioni da parte del Conte Cini alla chiesa, una richezza di inestimabile valore. Gianni e io ci siamo guardati ridendo: “Siamo ricchi e non lo sapevamo…”

Continuando a leggere la storia dei nostri avi, mi sono resa conto che il loro successo e le loro ricchezze finirono in fumo, anzi in cenere dopo la morte dei tre fratelli, e ciò che rimase finì nei Musei Vaticani. 

C’è una grande lezione da imparare dalla storia: molte persone vivono tutta la vita terrena alla ricerca di beni materiali o benedizioni religiose per vivere al meglio per 90 anni al massimo (i più longevi arrivano o superano anche i 100), ma poi che cosa resta? Altri passano tutta la vita a cercare di realizzare ciò che essi pensano sia importante, senza mai rendersi conto che esiste un Dio Creatore e che Lui è la più grande ricchezza a cui noi possiamo aspirare. La ricchezza dei miei avi ha procurato loro anche tanto stress, dolore, rischio di prigione, depressione e insoddisfazione. Dio non ci ha creati per essere avidi ed egoisti o concentrati sul soddisfare noi stessi a qualunque costo! 

Ringrazio Dio per essere intervenuto nella nostra vita, noi Cini di oggi, siamo molto ma molto più ricchi dei nostri avi perché abbiamo ricevuto il tesoro più prezioso in assoluto e che durerà per sempre: un rapporto personale, stabile ed eterno con Dio grazie a ciò che Cristo ha pagato per noi sulla croce.  La nostra vita non è stata affatto facile, ma tutti tre siamo convinti che Dio ha sempre vegliato su di noi e ciò che siamo oggi è proprio grazie a Lui e alle esperienze che ha permesso nella nostra vita.

Un’altra lezione che imparo dai miei avi: hanno faticato tanto per loro stessi, hanno fatto intrallazzi pecuniari e goduto i loro beni senza pensare ad aiutare altri; poi sono morti e tutte le loro fatiche sono svanite come neve al sole. Noi non vogliamo seguire il loro esempio, il nostro desiderio è impegnarci per la gloria di Dio e, quando ne abbiamo la possibilità, aiutare anche gli altri. Non pensare solo a noi stessi fa del bene primariamente a noi e ci mette in condizioni di godere le promesse di Dio, che ha dichiarato: "Non agite spinti dall'amore per il denaro. Accontentatevi di ciò che avete, perché Dio stesso ha detto: «Io non ti lascerò,né ti abbandonerò mai»." (Ebrei 13:5)



1 commento:

  1. Ieri, mentre tagliavo l'erba riflettevo che siamo, grazie a Dio, con una tempra forte, non ci abbattiamo davanti alle difficoltà, ma ci adattiamo ad ogni situazione. Annalisa

    RispondiElimina