mercoledì 23 febbraio 2022

la premessa della preghiera

In questi giorni ho letto il Salmo 77 e, guidata da un commentatore, ho realizzato che il Salmista, in 4 passi, ci dona la cura contro lo scoraggiamento. 

Prima di tutto la preghiera, intima - sincera - spontanea:

 

1 La mia voce sale a Dio e io grido; la mia voce sale a Dio ed egli mi porge l'orecchio.
2 Nel giorno della mia afflizione ho cercato il Signore; la mia mano è stata tesa durante la notte senza stancarsi, l'anima mia ha rifiutato di essere consolata.
3 Mi ricordo di Dio, e gemo; medito, e il mio spirito è abbattuto. [Pausa
]

 

Poi è molto è molto utile esporre e a Dio il proprio dolore, lacrime, ansie e domande. Dio non si offende  a motivo della nostra sincerità e non si scandalizza davanti alla nostra debolezza:

 

4 Tu tieni desti gli occhi miei, sono turbato e non posso parlare.
5 Ripenso ai giorni antichi, agli anni da lungo tempo trascorsi.
6 Durante la notte mi ricordo dei miei canti; medito, e il mio spirito si pone delle domande:
7 «Il Signore ci respinge forse per sempre? Non mostrerà più la sua bontà?
8 La sua misericordia è venuta a mancare per sempre? La sua parola ha cessato per ogni generazione?
9 Dio ha forse dimenticato di aver pietà? Ha egli soffocato nell'ira il suo amore?» [Pausa]

 

Terzo passo: focalizzare Dio e non le difficoltà che stai vivendo. Dio è più grande di ogni difficoltà e non c’è nulla di impossibile a Dio, non ci sono problemi troppo difficili per Dio o situazioni che sfuggano al Suo controllo, credici:

 

10 Ho detto: «La mia afflizione sta in questo, che la destra dell'Altissimo è mutata».
11 Io rievocherò i prodigi del SIGNORE; sì, ricorderò le tue meraviglie antiche,
12 mediterò su tutte le opere tue e ripenserò alle tue gesta.
13 O Dio, le tue vie sono sante; quale Dio è grande come il nostro Dio?
14 Tu sei il Dio che opera meraviglie; tu hai fatto conoscere la tua forza tra i popoli.
15 Con il tuo braccio hai riscattato il tuo popolo, i figli di Giacobbe e di Giuseppe. [Pausa]


Infine, ricorda e riempi la tua mente dei prodigi, potere, pazienza che Dio ha dimostrato nel passato. La Bibbia ci dice che, anche se i tempi e le circostanze sono cambiate, Dio rimase sempre lo stesso Onnipotente Sovrano:

 

16 Le acque ti videro, o Dio; le acque ti videro e furono spaventate anche gli oceani tremarono.

17 Le nubi versarono diluvi d'acqua; i cieli tuonarono; e anche le tue saette guizzarono da ogni parte.
18 Il fragore dei tuoni era nel turbine; i
 lampi illuminarono il mondo; la terra fu scossa e tremò.

19 Tu apristi la tua via in mezzo al mare, i tuoi sentieri in mezzo alle grandi acque e le tue orme non furono visibili.
20 Tu guidasti il tuo popolo come un gregge, per mano di Mosè e d'Aaronne.

 

Noti la Parola PAUSA? In originale era SELA, che significa: Fermati, rifletti, medita…

 

A proposito dell’atteggiamento che dobbiamo avere quando ci accostiamo a Dio, mio cognato Antonio Mele, ha scritto qualcosa di molto bello e profondo, e con questo vi saluto e alla prossima.

 

LA PREMESSA DELLA PREGHIERA

“Io son troppo piccolo per esser degno di tutte le benignità che hai usate e di tutta la fedeltà che hai dimostrata al tuo servo” (Genesi 32:10). Queste parole le pronunciò Giacobbe in un momento di grande angoscia, quando Esau, il fratello che aveva ingannato, muoveva verso di lui con quattrocento soldati. Difatti, subito dopo Giacobbe griderà a Dio: "Liberami" (v.11). Ma è molto interessante la premessa all'invocazione che leggiamo nel verso di oggi e che mostra l'atteggiamento col quale Giacobbe pregava. Questo è l'atteggiamento che tutti noi dovremmo avere quando ci rivolgiamo a Dio in preghiera. Ecco perché è importante fare lo “spelling” delle parole che usa.

 

“Piccolo” è la parola che ci parla di noi e dell'umiltà della preghiera, l'atteggiamento riverente e sottomesso che dobbiamo avere dinanzi al Dio Altissimo che invochiamo. Non è un caso che questa premessa è racchiusa tra le parole “piccolo e servo”. Abbiamo noi questo atteggiamento?

“Benignità” è la parola che ci parla del sentimento di Dio verso di noi e della fiducia della preghiera, cioè la certezza che Dio ci ascolta e ci risponde, perché Egli è buono. Senza la benignità di Dio, la preghiera sarebbe un esercizio privo di senso, non dissimile dall'invocare un pezzo di legno o una statua di gesso.

“Fedeltà” è la parola che ci parla dell'impegno di Dio, esteso nel tempo, verso di noi e della costanza della preghiera, cioè l'impegno a dipendere da Lui nel tempo. Si noti che Giacobbe ne parla come di qualcosa che aveva già sperimentato ed è su questa base che continua a fidarsi di Dio e invocarlo.

 

La miglior premessa alla preghiera è dunque il tipo di rapporto che noi intratteniamo con Dio nel tempo. Dio non è un oggetto che prendiamo e buttiamo a piacimento. Dio non è l'ultima risorsa, dopo che "le abbiamo provate tutte". Dio è l'amico buono e fedele che ci accompagna lungo tutto il nostro viaggio terreno, che poi, in certi momenti di particolare bisogno, interpelliamo in un modo speciale, come fa qui Giacobbe. È questo Dio per te? Ma soprattutto, sei questo tu per Lui?

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