L'ispirazione ci può stare, certo, però siamo
realistici: l'ispirazione che proviene dall'esterno non durerà a lungo, ha una vita
breve quando si tratta questioni interiori profonde che cambiano radicalmente la
vita. Può essere utile, a volte anche necessaria, ma non è abbastanza. L'ispirazione
che trasforma la vita deve nascere da un luogo più profondo. Il cambiamento
vero e duraturo è un lavoro interiore che non ha nulla a che fare con le nostre
capacità. Non importa se siamo sposati o single, giovani o vecchi, timidi o estroversi:
se la nostra autostima dipende da una condizione di buona salute fisica o
mentale, dubbi, ansia, insicurezza e scoraggiamento non tarderanno a disturbare
la nostra serenità e anche quella di chi vive intorno a noi.
Il filosofo, matematico e scienziato francese, nonché
ex ateo, Blaise Pascal ha detto che nel cuore di ognuno di noi c'è un "abisso
infinito" che può essere riempito solo da Dio. E fino a quando non
riempiremo quell'abisso con l'amore e la presenza di Dio e con un dialogo
diretto con Lui, il nostro senso di valore e significato diventa illusorio. Non
saremo mai pienamente soddisfatti. Non avremo mai una solida base d'amore su
cui stabilirci.
Gli esperti coach potrebbero fornirci un elenco infinito
di trucchi e tecniche psicologiche per cambiare il nostro modo di pensare
negativo e offrirci tutta la loro consulenza, mai gratuita in realtà, senza
però metterci davanti alla questione fondamentale della vita. Perché esistiamo?
Perché facciamo ciò che facciamo? A costo di essere tacciata per bigotta o
banale, non smetterò mai di ripetere che la chiave per trasformare definitivamente
il nostro pessimismo e negatività è sperimentare l'amore di Dio nel profondo
della nostra anima. Non sto parlando di "conoscere" l'amore di
Dio, che deriva da una ricerca studiata e ragionata o accademica. Ad esempio, ci
sono persone che proclamano a squarciagola che “Dio ha tanto amato il mondo
da dare il Suo Unico Figlio, affinché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia
la vita eterna” (Giovanni 3:16). La Bibbia dice che Dio ama il mondo e che tu
fai parte del mondo, quindi sei amato/a da Dio. Questo può diventare un buon esercizio
mentale. Ma non è un'esperienza personale.
Nel 1700, Jonathan Edwards, un giovanissimo grande
predicatore, usò una semplice analogia per spiegare questo concetto: "C'è
una differenza tra avere un giudizio razionale che il miele è dolce e avere un
senso della sua dolcezza”. Puoi sapere che il miele è dolce perché qualcuno
te lo dice, ma non conosci davvero la sua dolcezza finché non l'hai assaggiato.
John Wesley, un altro grande riformatore, riflettendo sull'amore di Dio, descrisse
il suo cuore come "stranamente riscaldato dall’amore di DIo".
Un professore un giorno chiese alla sua classe di
oltre cinquanta studenti: “Quanti di voi sperimentano l'amore di Dio? Non
alzatele mani d'impulso. Pensataci e sollevate la mano solo se conoscete per
esperienza la sensazione di essere amati da Dio.” Meno di una dozzina di
mani si alzarono degli studenti di un seminario biblico, futuri teologi. Chi
non alzò la mano commentò più o meno così: “So che dovrei dire che percepisco l’amore
di Dio... So che la Bibbia dice che mi ama ... ma io lo sento”. Alcuni ammisero
con sincerità di considerare Dio lontano, distaccato dalle loro difficoltà,
severo e non amorevole. Il professore rincalcò la dose: “Quanti di voi sono
stati consapevoli dell'amore di Dio per voi, personalmente, nella scorsa
settimana?” Zero mani alzate. “Quanti sono stati consapevoli della
disapprovazione di Dio questa settimana?” Tutti gli studenti alzarono le
mani. Il professore disse infine: “Se volete sperimentare l'amore di Dio, se
volete percepirlo nel profondo della vostra anima, dovete ammettere che saremo
sempre inadeguati e che mai potremmo guadagnare in qualche modo l'amore di Dio.
È impossibile.”
Dio ci ha creati per Lui e Dio ci ha mostrato anche il
modo per raggiungerLo: “Tutti quelli cioè che portano il Mio Nome, che Io ho
creati per la Mia gloria, che ho formati, che ho fatti.… I Miei testimoni
siete voi, dice il Signore, voi, e il Mio servo che Io ho scelto, affinché voi
lo sappiate, Mi crediate, e riconosciate che Io Sono. Prima di Me nessun Dio fu
formato, e dopo di Me, non ve ne sarà nessuno. Io, Io Sono il Signore, e fuori
di Me non c'è Salvatore. Io ho annunciato, salvato, predetto, e non un dio
straniero in mezzo a voi; voi me ne siete testimoni, dice il Signore; Io sono
Dio.” (Isaia 43:7, 10-12). “Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e
la vita. Nessuno può venire al Padre, se non per mezzo Mio.” (Giovanni 14:6)
Dio ci ha creati per vivere con Lui. Dio non è un
coach, è il Creatore. Gesù non è un allenatore, è il Salvatore e Signore. La
Bibbia non è un mantra del pensiero positivo, è la verità. Invece di una
momentanea ispirazione per portarci al nostro prossimo traguardo in modo da
poterci sentire meglio con noi stessi, Dio ci offre una trasformazione
radicale, una vita con uno scopo e la realizzazione di ciò per cui siamo stati
creati.
Sì, è vero si può vivere una vita da credenti, cioè salvati dalla morte eterna,senza aver capito il motivo della nostra salvezza .Ma ad certo momento,con la spinta di Dio ,capiamo per esperienza che non siamo figli di Dio per noi stessi ma per dare gloria a Dio.Non viviamo per fare vedere noi stessi ma per fare vedere Cristo.Dalla mia esperienza di credente trentennale,ammetto che è da poco tempo che ho realizzato questa verità.Non capirla ma viverla,ed è questa la differenza.Ma solo dopo tante prove e tanta presenza del mio Signore sto realizzando che"sono stata crocifissa con Cristo;non sono più io che vivo ma Cristo vive in me" Ga2:20 La mia vita deve dare gloria al mio Salvatore e Padrone Gesù Cristo.Amen Donatella
RispondiEliminaGrazie Donatella, ci accomuna lo stesso desiderio di vivere per la gloria di Dio e come ambasciatrici del Vangelo. Dio ti benedica. MJ
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